«Con il Covid, tumori e infarti presi tardi. Più morti perché i pazienti si trascurano». Allarme dell'ordine dei medici

«Con il Covid, tumori e infarti presi tardi. Più morti perché i pazienti si trascurano». Allarme dell'ordine dei medici
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Sabato 6 Febbraio 2021, 15:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 12:32

Sono i numeri che parlano. «C'è un dato molto preoccupante: secondo l'Istat, l'Italia nel 2020 ha avuto circa 30mila morti in più rispetto a quelli attribuiti a Covid e a quelli attesi per le altre patologie. Questo dato ci preoccupa, perché può essere la conseguenza finale anche delle cosiddette malattie trascurate causa pandemia». Vittime silenziose, collaterali, di qualcosa che si consuma lontano dai riflettori. A lanciare l'allarme è Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, che traccia un quadro di quelli che sono i pazienti che più hanno risentito dell'ondata di Covid-19 che ha travolto gli ospedali.

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Le preoccupazioni dei medici si concentrano in particolare - ma non solo - su due famiglie di patologie, tumori e malattie cardiovascolari, per i risvolti che rischiano di assumere i ritardi nella prevenzione, nella diagnosi, nella presa in carico e nei trattamenti registrati in questi mesi di lotta a Sars-CoV-2. «In cima naturalmente ci sono i tumori.

Dati diffusi dall'associazione Salutequità mostrano come per esempio gli screening oncologici siano letteralmente crollati». Ma c'è di più: «Tanti colleghi oncologi - segnala Anelli - mi dicono che al primo accesso dei pazienti vedono quadri di stadiazione dei tumori più avanzati, che non si vedevano da tanto tempo perché eravamo riusciti a fare diagnosi molto precoce. In prima diagnosi non succedeva quasi più di vedere malattie così avanzate». Questo è legato a tutta una serie di fattori.

«Pesa la paura delle persone che, paralizzate dal timore del rischio contagio, non vanno in ospedale a farsi curare o rimandano screening e controlli - analizza il numero uno dei medici italiani - Ma c'è anche il fatto che molti colleghi sono anche impegnati sul versante Covid e che, nonostante i pazienti oncologici siano garantiti, c'è stata una riduzione oggettiva delle attività». In generale la prima ondata ha influito particolarmente, perché «la situazione è stata peggiore, si è chiuso tutto. C'è stato un vero lockdown della salute. Oggi rimane il fatto che i medici sono alle prese con un sovraccarico di lavoro in fase Covid e questo pesa, allunga i tempi. Per la stadiazione di un tumore per esempio ci vogliono più passaggi e più figure coinvolte». Una situazione di pressione non ne facilita lo svolgimento rapido.

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«C'è poi il capitolo delle patologie cardiovascolari, in maniera particolare degli infarti», fa notare Anelli. Una delle prime 'emergenze nell'emergenzà emersa subito già in occasione della prima ondata Covid. C'è stato un aumento e «anche su questo i colleghi cardiologi ci dicono che i quadri che si vedono oggi in pronto soccorso sono di infarti in fase acuta. Le persone arrivano con un certo ritardo» e questo ha conseguenze gravi in una patologia tempo-dipendente. «Ogni minuto perso equivale a una parte importante di tessuto cardiaco che muore. E questo, laddove non ha conseguenze mortali - ammonisce il presidente Fnomceo - ha effetti a lungo termine abbastanza drammatici per il recupero della persona».

 

C'è poi una terza famiglia di malattie che subisce particolarmente l'impatto della pandemia. «È un effetto più atteso - spiega il numero uno degli Ordini medici - l'aumento delle patologie psichiatriche che si verifica in ogni crisi di questo genere. Si parla di depressioni minori e maggiori e altre forme di disagio mentale. In tutte crisi di vario genere a livello mondiale queste tendono ad aumentare. L'effetto di questo tsunami si propagherà a lungo», avverte Anelli. «Ovviamente ci aspettiamo purtroppo per il futuro anche una riduzione dell'indice di sopravvivenza. Eravamo fra i Paesi più longevi al mondo. Credo che l'impatto involontario della pandemia su queste patologie comprometterà un risultato brillante raggiunto»

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