C’è un metodo per cercare di monitorare il rischio Covid in una stanza o in un luogo più o meno affollato: bisogna controllare i livelli di anidride carbonica che ci sono all’interno. E’ quanto emerge da uno studio dell’Università del Colorado a Boulder che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology Letters.
I chimici sono partiti da un assunto: le persone se sono infette possono espirare il virus Sars-Cov-2 nello stesso momento in cui espirano l’anidride carbonica. Per questo la maggior presenza di Co2 può portare a una stima del rischio Covid. "Non sei mai al sicuro in casa condividendo l'aria con gli altri, ma puoi ridurre il rischio", ha detto Jose-Luis Jimenez, coautore dello studio.
I ricercatori statunitensi hanno usato apparati di monitoraggio di anidride carbonica disponibili in commercio e hanno creato un modello matematico su come una persona infetta espiri virus e Co2 e come altri, nella stanza, abbiano poi potuto ispirare l'aria.
Per gli studiosi non esiste una quota massima di anidride carbonica che sia valida per tutti i casi, grazie alla quale una persona possa presumere che un luogo interno, vissuto in condivisione, sia "sicuro". Ciò è in parte dovuto, precisano i ricercatori, alle attività che vengono svolte.
Secondo gli studiosi se i livelli di Co2 in una palestra dovessero scendere da 2.800 a 1.000 ppm, anche il rischio di trasmissione del virus Sars-Cov-2 decadrebbe a quarto del rischio originario. In biblioteca, se un afflusso di persone fa passare la Co2 da 800 a 1.600, il rischio di trasmissione del virus, invece, triplicherebbe. Secondo i ricercatori per ridurre al minimo il rischio, il consiglio è uno: mantenere bassi i livelli di Co2 in tutti gli spazi in cui l'aria è condivisa.
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