Covid, Rezza: «Normalità? Tra 7 -15 mesi. In arrivo nuovi gruppi prioritari per la vaccinazione»

Covid, Rezza: «Normalità? Bisogna aspettare ancora dai 7 ai 15 mesi»
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Martedì 9 Marzo 2021, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 00:25

Quando torneremo alla normalità? Ce lo stiamo chiedendo tutti, insistentemente. Una risposta l'ha data oggi Giovanni Rezza,direttore della prevenzione del Ministero della Salute, durante l'audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato sui vaccini anti Covid-19. Rezza parla di un'attesa che va dai sette ai quindici mesi se si eseguono 240mila vaccini al giorno. Ed è una previsione ottimistica. «Abbiamo di recente messo a punto con l'Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Bruno Kessler un modello matematico per capire quando potremo tornare a una pseudo-normalità. Se assumiamo che il vaccino protegga dall'infezione e che l'iniezione protegga almeno per 2 anni, vaccinando 240.000 persone al giorno riusciremo in 7-15 mesi a tornare alla normalità». Lo ha spiegato Giovanni Rezza, premettendo che sarà così, solo se si riesce a contenere l'epidemia: «Questo si può ottenere con un numero di vaccinazioni elevato e mantenendo il contenimento». 

 

Nuove categorie prioritarie

«Ieri c'è stata la prima riunione con la Commissione salute delle Regioni e spero, entro dopodomani, di portare alla Conferenza Stato Regioni nuove raccomandazioni ad interim» sui gruppi target a cui offrire con priorità la vaccinazione anti-Covid, che potrebbero includere anche caregiver, genitori di bambini immunodepressi e ospiti di comunità, malati di mente e portatori di handicap.

Lo ha spiegato Giovanni Rezza. «Poiché ora abbiamo disponibili più vaccini, dobbiamo riformulare raccomandazioni ad Interim e lo stiamo facendo», ha sottolineato.

L'aggiornamento delle indicazioni delle categorie da vaccinare, ha spiegato Rezza, «prevedranno maggior flessibilità». «Non può esserci un piano vaccinale perfetto - ha concluso Rezza - ma quello che serve è un'accelerazione fortissima della campagna vaccinale».

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Nodo varianti

«Contenere oggi le varianti più pericolose e mitigare l'andamento dell'epidemia è essenziale per proteggere la campagna di vaccinazione. Non possiamo distrarre nel rincorrere il virus le forze che vanno impegnate a vaccinare. Se facciamo uno sforzo adesso, con questa strategia tra pochi mesi avremo un effetto positivo». Lo ha spiegato Giovanni Rezza, direttore della prevenzione del Ministero della Salute. «I vaccini disponili - ha ricordato - stanno aumentando. Ne abbiamo ora tre, ad aprile probabilmente avremo il quarto e ne arriveranno altri in pochi mesi. Nel secondo trimestre le dosi saranno molte di più di quelle del primo trimestre, e vedranno l'estensione sia del numero di vaccinatori e di persone che possono esser vaccinate».

Abbiamo ad oggi, ha sottolineato, «43 vaccini in fase iniziale di sviluppo, 27 sono in fase 2, 26 si trovano in fase avanzata di sperimentazione su ampia scala, o fase 3. Mentre 6 sono quelli approvati da agenzie regolatorie, di cui 3 dall'Agenzia Europea dei medicinali (Ema), ovvero Pfizer, Moderna e Astrazeneca, e quello di Johnson & Johnson per cui è atteso a breve il via libera». «Sappiamo - ha aggiunto Rezza - che c'è un'efficacia elevata per la maggior parte dei vaccini ma non sappiamo se proteggono dalla malattia, se bloccano la trasmissione, cosa importante da sapere per capire se si può raggiungere l'immunità di gregge. Non sappiamo, inoltre, la durata della protezione e l'effetto di varianti sull'efficacia». 

 

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