Covid, Galli: «Elezioni e scuola potrebbero aver innalzato i contagi. Vaccino è l'unica via»

Covid, Galli: «Elezioni e scuola potrebbero aver innalzato i contagi. Vaccino è l'unica via»
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 12:34

Le elezioni regionali potrebbero essere state un fattore che ha fatto impennare i contagi da Covid. Lo ha dichiarato l'infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli. Che ha dichiarato di aver «chiesto di fare diversi modelli» per stabilire quali siano i fenomeni che più di altri possono condizionare un aggravemento della curva epidemiologica: «Per esempio ne ho uno che parte anche dal giorno delle famose elezioni» che si sono tenute a settembre in alcune regioni. Elezioni che, secondo Galli, «ci hanno portato ad aprire le scuole in queste regioni, richiuderle» - per preparare i seggi - «e poi riaprirle. Ebbene, alla fin fine da quel che salta fuori non è impossibile che anche le elezioni, e non solo la scuola, un loro peso ce lo abbiano avuto nel far ripartire la seconda ondata» della pandemia da coronavirus in Italia.s

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La ripresa dei contagi

Le dichiarazioni dell'infettivologo sono arrivate in occasione di una lettura magistrale che si è tenuta in streaming durante il XXII congresso nazionale della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf),  al 29 gennaio. L'esperto, oltre ad analizzare i principali vettori di contagio da coronavirus, ha lanciato anche un monito sugli assembramenti evitabili. Fra questi, Galli ha incluso la possibilità di nuove elezioni: uno scenario che potrebbe realizzarsi in caso di un mancato accordo sulla crisi di governo. L'infettivologo del Sacco di Milano ha poi parlato anche del ruolo della scuola in un'ottica pandemica: «Quando si dice che la scuola sia irrilevante non ci sto. Una metanalisi in 131 Paesi mostra che 28 giorni dopo la riapertura delle scuole intese in senso lato, abbiamo un 24% di aumento dell'Rt.

Un 25% si ottiene invece con situazioni che favoriscono la concentrazione di più di 10 persone» ha detto il direttore delle Malattie infettive del Sacco di Milano.

Che poi ha aggiunto: «Come descrive l'Iss in un recente rapporto le infezioni di soggetti in età scolare sono 203mila: quelle registrate, senza contare gli asintomatici. I ragazzi tra 14 e 18 anni hanno comunque una parte importante nel totale di coloro che sono infettati in età scolare: che si siano contagiati a scuola o meno, il tema merita attenzione», ha sottolineato Galli. Ad ogni modo: «Dobbiamo stare ancora molto attenti. In altre parole, siamo in una fase in cui l'epidemia è lì, affannosamente i metodi di contenimento in qualche modo l'hanno mitigata, ma non fino in fondo. Ci sono stati dei ripensamenti e il tira e molla cromatico tra una regione e l'altra, le rivendicazioni. Il risultato è che rischiamo di 'congelarè ancora la popolazione», così Massimo Galli.

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Il ruolo dei vaccini

Ma la svolta definitiva, secondo Galli, arriverà solo con la vaccinazione di massa: «Credo che il vaccino sia la nostra unica via per uscire dal problema», ha dichiarato l'infettivologo. Che poi ha aggiunto:  «C'è un lavoro scientifico che ha presentato quelli che non vorrebbero prenderlo. Si dividerebbero in complottisti, malinformati ed esitanti. Su queste tre categorie evidentemente hanno facile modo di intervenire tutti coloro che vogliono fare in modo che il vaccino non venga utilizzato o coloro che combattono la stessa idea del vaccino, compreso in alcune aree del Paese diverse persone di professione sanitaria. E questa è una cosa triste. Tristissima». E in particolare, sull'idea di vaccinare il personale sanitario che ha già contratto il Covid, Massimo Galli ha sottolineato che «noi continuiamo a ostinarci a vaccinare anche tra gli operatori sanitari quelli che hanno già fatto la malattia e sono guariti da Covid. Non ha senso vaccinare a mio avviso i guariti, non adesso perlomeno, anche perché di vaccini ne abbiamo pochi. E cerchiamo di capire qualcosa prima», ha proseguito.

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Poi Galli ha concluso sull'affidabilità dei vaccini legata alla possibilità di una seconda dose: «Il Regno Unito si sta dando da fare e ha messo in ballo un razionamento da tempi di guerra con il quale non sono d'accordo I lavori [scientifici di sperimentazione] che si fanno a fare? Il vaccino Pfizer è stato tarato per avere una dose e una seconda il 21esimo giorno. Altrimenti si esce dal protocollo e questo non va bene perché non potremmo mai dire che la sua efficacia è quella attesa da questo protocollo, cioè 95%», così l'infettivologo del Sacco di Milano.

 

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