Antibiotici battuti da virus sempre più smart. Quando e come vanno assunti?

La resistenza ai farmaci usati contro alcune infezioni è tra le principali minacce per la salute mondiale e nel 2019 ha provocato 1,27 milioni di vittime: l’Italia è seconda in Europa per decessi

Antibiotici battuti da virus sempre più smart. Quando e come vanno assunti?
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 13 Aprile 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 11:59

L'antibiotico-resistenza è una delle principali minacce per la salute del mondo e rappresenta una sfida urgente, olistica e multisettoriale.

È uno dei più eloquenti esempi di “One Health”, di quella salute circolare che interessa allo stesso tempo l’uomo, gli animali e l’ambiente e che fa ammalare tutti. Se anche uno solo di questi domini viene interessato. Che non si tratti di una minaccia persa nel futuro remoto, ma già presente, lo dimostrano i numeri. Nel 2019, ricordano gli autori di un articolo appena pubblicato su Lancet, i decessi correlati all’antibiotico-resistenza sono stati 1,27 milioni nel mondo. «Un recente report dell’Ente europeo per il Controllo della malattie infettive – ricorda Marco Tinelli, infettivologo della Società Italiana di Malattie infettive e tropicali – evidenzia che nella graduatoria dei decessi per antibiotico-resistenza l’Italia è seconda solo alla Grecia in Europa». Le ragioni di questo disastro sono molteplici. Intanto l’uso scriteriato che si fa degli antibiotici, negli allevamenti animali, come a livello personale. A questo va aggiunto il fatto che la ricerca sui nuovi antibiotici è rimasta al palo per decenni perché le aziende farmaceutiche si sono concentrate su altri settori della salute, considerati prioritari. «A questo punto – commentano gli autori – ridurre il consumo personale di antibiotici da solo non basterà a combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza a livello globale. Bisognerà anche rafforzare i sistemi di sorveglianza negli allevamenti animali, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito e migliorare i report sui germi antibiotico-resistenti nell’uomo».

«Occorre aumentare il monitoraggio e la segnalazione dei casi di infezioni potenzialmente pericolosi per la comunità – ricorda Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani – implementando il sequenziamento genomico. È questa la strada da seguire per contrastare in modo efficace l’insorgenza di nuovi o riemergenti agenti patogeni pericolosi per la salute dell’uomo». La resistenza agli antibiotici è un fenomeno “naturale” che fa parte dell’evoluzione. Messi davanti a un ostacolo (l’antibiotico), i batteri più “smart” imparano a superarlo, scrivendo le istruzioni del “come fare” nel loro Dna, che è un po’ la loro cassetta degli attrezzi, attraverso la comparsa di nuove mutazioni (che conferiscono appunto la capacità di resistere all’azione degli antibiotici, fabbricando ad esempio un enzima che li distrugge) o scambiando queste informazioni con altri batteri. Il tratto di resistenza viene poi trasferito a nuove generazioni di batteri, che pian piano andranno a soppiantare quelle originali, rendendo gli antibiotici che prima funzionavano contro quei germi, armi spuntate. È quello che è successo negli ultimi anni a ceppi batterici come Acinetobacter baumanii, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae resistenti alle cefalosporine di terza generazione, Stafilococco aureo resistente all’oxacillina, Enterococchi resistenti alla vancomicina. E la lista purtroppo si allunga giorno dopo giorno. Gli avamposti di questa resistenza sono gli ospedali, dove la cosiddetta pressione antibiotica è più alta, perché si fa un uso importante di antibiotici per combattere malattie infettive anche molto gravi.

Ma se in certe condizioni è inevitabile usare gli antibiotici, in altri casi non è proprio così. Nel 2017, negli allevamenti degli animali da carne di tutto il mondo sono state usate oltre 93.300 tonnellate di antibiotici, che saliranno a 104.000 tonnellate entro il 2030.

Come difendersi dunque dall’antibiotico-resistenza? «Il mondo – affermano gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha urgente bisogno di cambiare il modo in cui vengono utilizzati gli antibiotici. Pur arrivandone di nuovi, se non cambiamo i nostri comportamenti, l’antibiotico-resistenza resterà una grave minaccia. A livello individuale, oltre ad evitare un uso incongruo di questi farmaci, è necessario fare prevenzione attraverso i vaccini che prevengono le infezioni, lavando le mani, badando all’igiene degli alimenti». «Una delle aree su cui si sta lavorando – ricorda Marco Cavaleri, presidente dell’Emergency task force dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali – è lo sviluppo di nuovi vaccini per patogeni per i quali oggi di vaccini non disponiamo e che sono associati ad antibiotico-resistenza, come la Shigella. Prevenire le infezioni consente di evitare l’uso di antibiotici e la diffusione della relativa resistenza. Altre aree di ricerca riguardano approcci più innovativi, come l’uso dei batteriofagi, la modulazione del microbioma, anticorpi monoclonali. Alcuni vaccini potrebbero arrivare entro i prossimi cinque o dieci anni. I primi saranno quelli contro lo streptococco B, mentre per quelli contro Klebsiella pneumoniae o Tubercolosi, ci vorrà più tempo».

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