Enrica Tesio, scrittrice e blogger: «Altro che multitasking, siamo multistanking»

Enrica Tesio, scrittrice e blogger: «Altro che multitasking, siamo multistanking»
di Gabriele Santoro
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Giovedì 14 Aprile 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:06

Il diario delle fatiche contemporanee, che Enrica Tesio, blogger, pubblicitaria e scrittrice, esplora e narra con ironia nel libro Tutta la stanchezza del mondo (Bompiani, 196 pagine, 17 euro) pone una riflessione seria sul ritmo, il senso e la capacità di condividere la vita con gli altri.

La solitudine nella corsa alla presunta eccellenza svela lo scenario delle fragilità e della stanchezza che sempre meno coincide col tempo del riposo.

Nel libro lei comincia dalla dimissione di Papa di Benedetto XVI. Quali corrispondenze trova questo gesto nella società?

«Nella dichiarazione ufficiale, tra le ragioni delle dimissioni, affiorò l’affaticamento dello spirito e del corpo. La tentazione e scelta delle dimissioni dal lavoro coinvolge milioni di persone. Affronto il collegamento tra lavoro e stanchezza irredimibile, che è manifesta nella società, partendo dalla trasformazione dei rapporti professionali. È saltato il confine tra riposo e attività. L’assenza di stabilità lavorativa, gli orari stravolti e la ricerca ossessiva della performance erodono la capacità d’interazione».

Quali sono le conseguenze?

«In assenza di limiti, solidarietà e definizione degli spazi di libertà, il raggiungimento dell’obiettivo lavorativo ha divorato le altre cose fondamentali della vita. Questo avviene soprattutto negli ambiti professionali legati alla creatività, dove la retribuzione è assolutamente insufficiente rispetto all’impegno. A livello psicologico si avverte una profonda solitudine che spinge ad abbandonare situazioni gravose».

Perché l’accezione di stanchezza è diventata negativa?

«Essa produce una sorta di immobilismo, poiché è una stanchezza senza soddisfazione.

Inoltre non corrisponde più con il tempo del recupero e del riposo. Siamo sottoposti a moltissimi stimoli e al contempo le nostre esistenze stagnano. Questa interpretazione della stanchezza deriva dall’incapacità ormai di distinguere tra la distrazione e il riposo».

La pandemia è causa scatenante di questa stanchezza o contribuisce a un processo in corso?

«Ha accelerato ed esasperato dinamiche già esistenti. La dimensione solitaria è centrale nel concetto negativo di stanchezza. Le forme di solitudini del nostro tempo producono stanchezza. Non riusciamo a condividere le fatiche. La solitudine psicologica ha raggiunto l’apice con la pandemia. Il culto della solitudine arriva da lontano. Contare solo sulle proprie forze è quasi una medaglia da appuntarsi. Il terreno dell’Io dominante era già stato seminato, ma l’isolamento forzato ha avuto conseguenze psicologiche anche sulla stanchezza».

In che modo influisce il fattore social?

«La rabbia è l’energia dominante nei social. Stare in posa per la rappresentazione di sé stessi è molto faticoso e appare imprescindibile. Il problema è pensare che sia così. È come credere che le nostre vite siano come quelle esposte nella vetrina di Instagram. Non dovremmo struggerci nel creare questa corrispondenza. La vita è imperfetta».

Che cosa vuol dire multitasking?

«Ho coniato il termine “multistanking”. Il passaggio tra le due condizioni è molto breve. Il multitasking ormai appare una bufala come l’abuso del termine resilienza. È un modo per far credere di essere onnipotente e onnipresente. È un principio truffa. L’essere rampanti e performanti è insignificante, perdendo la propria umanità e socialità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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