Tumori in aumento, sintomi tardivi e generici: contro le neoplasie l'arma degli screening

Uno studio dell’Irccs Policlinico Sant’Orsola e dell’Università di Bologna ha confermato l’aumento di casi gravi di tumore del colon retto

Tumori in aumento, sintomi tardivi e generici: contro le neoplasie l'arma degli screening
di Graziella Melina
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 12:02

A distanza di tre anni, la pandemia presenta il conto ai cosiddetti malati non Covid, tutti quelli cioè che hanno dovuto rinunciare a visite mediche oppure a screening a causa della temporanea interruzione di alcune attività ospedaliere.

Uno studio dell’Irccs Policlinico Sant’Orsola e dell’Università di Bologna, pubblicato sulla rivista Jama Network Open, ha confermato infatti la relazione tra la pandemia di Covid-19 e l’aumento di casi gravi di tumore del colon retto: tra gennaio 2018 e dicembre 2021, si è registrata una crescita dell’8,6% di casi di metastasi, ossia di diagnosi di tumore allo stadio più avanzato, tra i malati trattati nel periodo pandemico.

LO STUDIO

«Abbiamo analizzato i dati di quasi 18mila pazienti curati in 81 ospedali italiani – ha spiegato Matteo Rottoli, chirurgo dell’unità operativa complessa di chirurgia del tratto alimentare dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola, professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Alma Mater e coordinatore del progetto di ricerca – Abbiamo documentato un tasso di tumori colon rettali con stadio avanzato significativamente più alto tra i pazienti trattati durante il periodo dell’emergenza Covid-19». Il cancro colon-rettale (Ccr) è fra i più aggressivi e di rapida progressione, ed è la terza neoplasia negli uomini (12%) e la seconda nelle donne (11,2%). Secondo le stime dell’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (AIgo), in Italia sono almeno 500mila le persone che hanno avuto questo tumore. La preoccupazione tra gli esperti, dunque, è alta ovunque. E in molte strutture sanitarie si stanno organizzando per poter riattivare gli screening e ridurre le liste di attesa. Al Fatebenefratelli Isola Tiberina Gemelli Isola è stato istituito un nuovo servizio ambulatoriale senza prenotazioni per tutti coloro che hanno sintomi o hanno un sangue occulto positivo. «In generale, il tumore del colon-retto è una di quelle neoplasie da cui si può guarire – spiega Sergio Alfieri, direttore dell’Uoc di Chirurgia Digestiva e del Pancreas e Coordinatore Centro Colon-Retto della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs-Fatebenefratelli Isola Tiberina – Chiaramente, più precocemente viene scoperta questa neoplasia maggiori sono le possibilità di guarire. Inoltre, una diagnosi precoce attraverso lo screening può comportare la semplice asportazione del tumore per via endoscopica, quindi con la colonscopia, senza necessità di intervento chirurgico o chemio o radioterapia».

L’INIZIATIVA

Lo scorso 18 dicembre, l’ospedale romano insieme alla Regione Lazio ha organizzato presso la piazza antistante l’Isola Tiberina una giornata di informazione e sensibilizzazione sul tumore del colon-retto. All’iniziativa ha dato un contributo Ethicon, parte di Johnson & Johnson Medtech, che ha messo a disposizione dell’ospedale e dei cittadini i materiali informativi della campagna internazionale “Lifeline” che quest’anno ha attraversato tutta Italia – dalla Lombardia alla Sicilia – coinvolgendo oltre mille persone che hanno potuto ricevere informazioni sulla patologia e sugli screening offerti dal Servizio sanitario nazionale. La prevenzione è fondamentale anche nel tumore al polmone: i percorsi di screening riducono la mortalità di circa il 20-25% perché permettono di intercettare le neoplasie in una fase iniziale. «La diagnosi precoce è uno strumento strategico fondamentale per migliorare la prognosi dei pazienti con cancro polmonare», spiega Federico Rea, direttore della Divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto di Polmone del Policlinico Universitario di Padova. Ma anche in caso di neoplasia toracica è possibile intervenire con buoni risultati. «In passato – rimarca Rea – per creare l’accesso al torace, si faceva un’ampia incisione con divaricazione, che comportava molto dolore e una difficile ripresa dopo l’operazione. Oggi, invece, una tecnica di toracoscopia mininvasiva (Vats) consente al paziente di lasciare l’ospedale dopo 2-3 giorni dall’intervento e una ripresa più veloce perché meno dolorosa rispetto alla tecnica “open”, ovvero l’intervento tradizionale». Da qui l’idea di promuovere il corso di formazione per giovani chirurghi MIPREP orientato all’apprendimento della tecnica mininvasiva, patrocinato dalla Società italiana di chirurgia toracica Sict con il contributo non condizionante di J&J MedTech.

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