Lotta ai tumori maschili, la prevenzione è "con i baffi"

Lotta ai tumori maschili, la prevenzione è "con i baffi"
di Valentina Venturi
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Giovedì 15 Settembre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 09:14

L'uomo è ere geologiche indietro rispetto alla donna quando si tratta di salute fisica e mentale».

Parla con cognizione di causa Carlo Fazzari, 32 anni, ex rugbista o come preferisce definirsi lui «giocatore di rugby in pensione». Bresciano di nascita, si dedica con passione al mondo del rugby, fino a un infortunio che lo obbliga a cambiare percorso. Laureato in Economia e Commercio, da pilone diventa imprenditore del settore sanitario e apre due poliambulatori medici in città (Poliambulatorio PTC e San Pietro): uno pediatrico e uno per gli adulti. E inizia a fare proselitismo sanitario grazie a “Movember”, movimento dedicato alla salute maschile nato nel mondo dei rugbisti australiani. La parola è una crasi dei termini inglesi Moustache (baffi) e November (novembre) e vuole dare giusta attenzione alle trascurate malattie maschili come il tumore alla prostata o ai testicoli. «Nel 2003 uno dei giocatori australiani – racconta Fazzari – scopre di avere un tumore al testicolo, prima causa di morte per gli uomini under 35. I compagni di squadra si tagliano la barba e si fanno crescere i baffi nelle varianti più assurde e divertenti: alla prima uscita ufficiale in campo l’attenzione sul problema è raggiunta». Da allora i baffi sono il simbolo per la lotta ai tumori maschili e il movimento diventa globale, ispirando oltre 5 milioni di sportivi e non a supportare la Movember Foundation.

L’IMPEGNO

Fazzari si appassiona al progetto prima da rubgista («con mio fratello Francesco a 13 anni cercavamo di farci crescere quei due peli per partecipare») e poi da imprenditore: «In Italia da quando non ci sono più le visite obbligatorie di leva, i ragazzi non si fanno visitare e i numeri delle morti per tumore al testicolo sono impressionanti. La nostra associazione si chiama Mo4mo, mo4mo.it/, ex Movember Italia: ci siamo resi indipendenti perché il nostro obiettivo è far visitare gli uomini e non solo parlare di problematiche urologiche e di salute mentale. Parlarne non basta e la Federazione italiana rugby ci dà un grande aiuto». Dal 2016 Fazzari organizza nel suo ambulatorio visite gratuite a offerta libera, volte alla sensibilizzazione, prevenzione e raccolta fondi. Acquista un ecografo e propone all’urologo Giuseppe Mirabella, attuale responsabile scientifico della parte urologica, di occuparsi delle visite urologiche, mentre per la salute mentale c’è Carlo Ignazio Cattaneo, psichiatra dell’Ats di Novara.

Al terzo anno di “Movember” Fazzari esegue un controllo di routine e quella visita gli salva la vita. «Noi uomini – ricorda Fazzari – siamo bravi nella teoria, ma poi a farci visitare da un urologo non facciamo i salti di gioia. Sebbene tutto fosse normale, nei confini tra morfologia e densità, e la visita potesse finire lì, il dottor Mirabella esegue anche un’ecografia. E nella sala cala il silenzio. Sono un uomo di più di un metro e 90 per 120 kg, è tutto dimensionato: nel mio testicolo destro c’era una macchia nera di un centimetro per due». Tempo due giorni e Fazzari viene operato d’urgenza, e a quell’esperienza lo sportivo affianca un percorso di salute mentale, che scopre essere un altro ambito trascurato: «Anche la salute mentale maschile è un grande scoglio; non parlo di benessere mentale ma proprio di salute. Il cervello è un organo come gli altri, anzi il più importante e deve essere curato. Bisogna rompere questo tabù: come ci sono il cardiologo e il personal trainer, serve anche il fisioterapista del cervello. È uno step più difficile ma bisogna normalizzarlo».

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