Controlli in ritardo su nei e macchie, l'Idi: è aumentata la gravità dei tumori dell'epidermide

Controlli in ritardo su nei e macchie, l'Idi: è aumentata la gravità dei tumori dell'epidermide
di Antonio Caperna
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Giovedì 10 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 11:04

Nei primi mesi del 2021 melanomi più severi e diagnosi più tardive.

A rivelarlo è uno studio condotto dalla “Melanoma Unit” dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma diretta da Francesco Ricci. Lo studio, pubblicato sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, ha confermato che la gravità dei melanomi diagnosticati durante i primi mesi dell’anno scorso si è mantenuta più elevata rispetto al periodo precedente alla pandemia. «Questo dato potrebbe essere spiegato dal fatto che proprio i pazienti con melanomi più severi abbiano continuato a ritardare lo screening cutaneo a causa della pandemia, sottovalutando la gravità del problema», commenta il direttore dell’Unità di epidemiologia clinica dell’Idi, Damiano Abeni. Dal lavoro emerge che nei giorni del periodo di studio, gennaio-giugno 2021, si è registrato il numero medio di 1,9 nuove diagnosi al giorno. Leggermente inferiore rispetto alle 2,3 osservate all’Istituto in fase pre-pandemica. «Già nel 2020 - spiega Ricci - avevamo osservato un aumento significativo della gravità dei nuovi casi di melanoma con un aumento sostanziale del loro grado di infiltrazione. Ovvero lo spessore di Breslow che era passato da una media di 0,88 mm nella fase pre-pandemica ad una media di 1,96 mm nell’immediato post-lockdown». Con questo studio è stato osservato che, nonostante nel 2021 il numero di diagnosi giornaliere di melanoma sia tornato quasi alla media pre-pandemica, la maggiore gravità dei melanomi vista nell’immediato post-lockdown del 2020 si è ripetuta anche nei primi mesi del 2021. Il ritardo diagnostico ha riguardato prevalentemente persone di sesso maschile di età pari o superiore a 50 anni. Negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno trascurato la prevenzione del melanoma, il più aggressivo fra i tumori della pelle, rinviando o annullando molte visite di controllo e accertamenti. In generale, sono 7 su 10 coloro che hanno cambiato atteggiamento nei confronti della salute con l’emergenza sanitaria: il 52% quelli che hanno deciso di rimandare qualche visita e il 78% non ha ritenuto così importante fissare una visita per la mappatura dei nei. Solo il 7% ha pianificato nei prossimi mesi un controllo. Come rivela l’indagine dell’Osservatorio “Gli Italiani e il melanoma” condotta da Doxapharma su oltre mille persone e promossa da Novartis.

In generale, tra chi si dichiara più sensibile alla salute della pelle, è poco diffusa l’abitudine di sottoporsi regolarmente alle visite di controllo, con un’alta percentuale di uomini che non conoscono o praticano alcuna forma di prevenzione. Scarsa attenzione allo screening dei nei: il 43% dichiara di non averlo mai fatto, ma anche tra coloro che erano abituati a controllarsi, la frequenza è diminuita.

I BENEFICI

Sul fronte della prevenzione una buona notizia per gli amanti dell’espresso: la caffeina ha un effetto protettivo contro la crescita delle cellule di melanoma umano e potrebbe aiutare a ridurre la crescita di cellule responsabili di recidive. Questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista “Molecules”, realizzato dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con i colleghi di due Irccs (l’Istituto dermatologico italiano di Roma e il Neuromed di Pozzilli) e di due università, quella di Ferrara e quella di Roma Tor Vergata. La ricerca è stata focalizzata sull’identificazione dei meccanismi attraverso i quali la caffeina svolge un importante ruolo protettivo contro alcuni tipi di tumori, già descritto in molti lavori in letteratura, ma ancora non completamente caratterizzato a livello molecolare. «Utilizzando approcci in vitro - spiega Francesco Facchiano, coordinatore dello studio - abbiamo identificato una proteina che gioca un ruolo fondamentale in questa azione benefica della caffeina, cioè l’enzima tirosinasi che, come è noto, ha una funzione chiave nella sintesi della melanina e che svolgerebbe sia un’azione protettiva contro gli effetti del danno generato dai raggi UV, sia un’importante funzione di immunomodulazione. Infatti la melanina prodotta da cellule di melanoma umano esposte alla caffeina è risultata significativamente aumentata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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