Primavera, dagli sbalzi di umore alla "sindrome del letargo": gli effetti positivi e negativi sulla salute

Giorgio Sesti, presidente della Società di Medicina interna: «Questa stagione influisce su di noi con effetti sia positivi sia negativi. Approfittiamo della natura e trascorriamo più tempo all’aria aperta»

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di Carla Massi
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Giovedì 13 Aprile 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:38

Primavera doppia faccia.

Da una parte la luce, il caldo e il freddo che si alternano, le giornate più lunghe, la spinta a uscire dal letargo. Dall’altra il su e giù dell’umore, l’insonnia improvvisa, gli starnuti e il reflusso gastrico che riemerge. È in questa naturale turbolenza che il nostro organismo sta vivendo adesso. Una sorta di barca in alto mare guidata, secondo i giorni, da moto ondoso o navigazione calma. Difficile, dunque, definire una condizione di salute uguale per tutti. Come dire che ognuno ha la sua primavera (nel bene e nel male) e ognuno dovrebbe riuscire a prendere il meglio da questa stagione. Da questa voglia di rinascita. Tra neuroni e ormoni che si “muovono”, vitamine, come la D al sole, che aumentano nel nostro organismo, desiderio di stare all’aria aperta e bisogno di dormire.

La primavera come un impegno di mente e corpo. Il nostro orologio biologico, responsabile dell’attività del sistema immuno-neuro-endocrino, deve adattarsi ai nuovi ritmi. Questo cambiamento può non essere immediato e raggiungere un nuovo equilibrio richiede del tempo. La stagionalità influenza sia il funzionamento del corpo (pressione sanguigna, colesterolo, metabolismo, sistema immunitario) sia il comportamento che l’umore.

Il nostro corpo ragiona associando il buio al riposo e la luce al concetto di attivazione. Nel cambio stagione e con il cambio dell’ora il sole sorge e tramonta più tardi che in inverno, confondendo il nostro sistema circadiano che ha bisogno dei suoi tempi per adattarsi. Nonostante le prestazioni cognitive risultino stabili durante tutto l’anno, gli specialisti parlano di una differente attivazione delle aree cerebrali durante lo svolgimento delle stesse operazioni nelle diverse stagioni. Il cervello, per esempio, adatta il suo livello di efficienza a seconda del periodo dell’anno, modulando l’utilizzo delle proprie risorse. Talvolta l’arrivo della primavera ci vede stranamente irritabili, spesso spossati e con la sensazione di non aver riposato bene. Il disagio nel dormire colpisce soprattutto le donne, per ragioni legate alla ciclicità ormonale.

SINDROME DEL LETARGO

Questo lungo elenco di risposte alla primavera viene ricondotto alla cosiddetta “sindrome del letargo”: l’organismo si trova travolto dai cambiamenti improvvisi, in particolare dalle frequenti variazioni della temperatura che caratterizzano la stagione. Ciò provoca iniziali difficoltà di adattamento che si riflettono nell’umore instabile, nelle difficoltà di concentrazione, talvolta in un eccessivo desiderio di carboidrati che può portare all’aumento di peso. «La primavera influisce su di noi con effetti sia positivi sia negativi, dagli sbalzi d’umore alla maggiore energia, dall’entusiasmo per l’allungamento delle giornate alle sensazioni di ansia. Si tratta solo di qualche giorno, il tempo necessario perché l’organismo si abitui – spiega Giorgio Sesti, ordinario di Medicina interna all’università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di Medicina interna – La luce solare aumenta la produzione di serotonina, l’ormone della felicità. L’aumento delle ore di luce, inoltre, comporta un ritardo nella secrezione di melatonina, l’ormone del sonno, perciò si interrompe il ritmo sonno-veglia invernale. E una diminuzione della qualità del sonno porta anche cali di attenzione, problemi di memoria e irritabilità, e la vita quotidiana ne risente. Ricordiamo che durante queste giornate si assiste anche a una maggiore produzione di cortisolo, ormone dello stress, che l’organismo fornisce per soddisfare l’aumentato bisogno di energia dopo la fine dell’inverno. Con il risultato che i più sensibili agli stimoli climatici ne producono in eccesso sentendosi poi tesi e stanchi. Anche per via dell’effetto eccitante di questo ormone». Da qui mal di testa, ansia, irrequietezza, eccessiva stanchezza, stress, nervosismo, difficoltà cognitive, insonnia, sonno disturbato, tensione, agitazione psicomotoria, apatia, depressione, sbalzi d’umore. Ma anche, dopo un primo periodo di adattamento, ci sentiamo più energici e abbiamo più voglia di fare movimento e uscire di casa. Grazie alla maggiore esposizione ai raggi di sole si fa il pieno, oltre che di vitamina D (favorisce il processo di mineralizzazione dell’osso) anche di endorfine (sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante).

RINNOVAMENTO

La primavera non è affatto una stagione innocua e delicata. Piuttosto, soprattutto in termini psicologici, uno dei periodi più potenti dell’anno con la sua filosofia all’insegna del rinnovamento, della vitalità, della speranza. Il cambio di temperatura, inoltre, rappresenta un’altra fonte di stress del periodo, portando la tiroide a dover lavorare maggiormente per mantenere l’equilibrio termico del corpo. Stanchezza e malumore sono molto comuni al cambio di stagione. Se questi disturbi durano per troppo tempo, però, è bene farsi controllare perché potrebbero nascondere un problema alla tiroide. Gli esperti della Società italiana di endocrinologia invitano a non sottovalutare questi segnali perché potrebbero derivare da altro, come un problema alla tiroide, sia in termini di funzionalità ridotta (ipotiroidismo), sia di eccessiva produzione di ormoni tiroidei (ipertiroidismo). Per tentare di non lasciarsi sopraffare dalla spossatezza primaverile e dagli sbalzi d’umore, bisogna avviare un vero e proprio percorso di rinascita, seguendo il ritmo della natura. Non lasciarsi prendere dall’indolenza, dunque, o, al contrario, non riprendere a muoversi dopo il periodo invernale con ritmo forsennato. Sono entrambi comportamenti da evitare. Limitare al massimo i cibi e gli alimenti che richiedono un processo digestivo elaborato e faticoso per l’organismo. «È il momento per approfittarne. Ogni elemento naturale contribuisce al miglioramento del nostro benessere sia fisico sia psicologico – aggiunge Giorgio Sesti – La mente a contatto con la natura ritrova, secondo i suoi tempi, la pace e la calma, abbassando notevolmente il livello di stress. Trascorrere del tempo all’aria aperta è terapeutico. Più tranquillità significa meno sostanze dannose in circolo nell’organismo, a partire dal cortisolo, l’ormone dello stress. Fare attività fisica all’aria aperta o passeggiare abitualmente nella natura ti aiuta a tenere sotto controllo il battito cardiaco e la pressione sanguigna. Qualunque tipo di movimento è di basso impatto ma di grande efficacia. Ricordiamo che le piante possiedono proprietà antistress e antinfiammatorie. Oltre a stimolare il sistema immunitario, proteggono dalla depressione».

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