Occhi, presbiopia: l'intervento laser elimina il difetto e aiuta a vivere meglio

Per affrontare la patologia quasi la metà degli italiani cambiano stile di vita

Occhi, presbiopia: l'intervento laser elimina il difetto e aiuta a vivere meglio
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:51

La necessità di avere più luce, il foglio che si allontana dalle mani nel tentativo di “mettere a fuoco” perché da vicino si fa fatica a leggere.

Sono i primi segni della presbiopia, uno dei disturbi dell’occhio più diffusi. Nel mondo oltre il 20% della popolazione è presbite: 1,4 miliardi di persone nel 2020, numero destinato ad aumentare fino a 1,8 miliardi entro il 2050 secondo il sito sciencedirect.com che raccoglie dati e pubblicazioni scientifiche. Nel nostro Paese circa 28 milioni, secondo i dati della Soi, la Società italiana di oftalmologia. Il problema riguarda il cristallino, una “lente” che con il passare degli anni perde di elasticità e crea problemi alla vista. Nulla di irrisolvibile, per fortuna, anzi gli interventi possibili consentono di migliorare «il benessere e la qualità di vita della persona». A sottolinearlo è Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) di Milano. Proprio il centro, nei giorni scorsi, ha presentato una ricerca commissionata all’istituto Euromedia research che restituisce la percezione rispetto alla patologia. È emerso che il 75% del campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 40 e i 60 anni associa la presbiopia alla vecchiaia, il 43% cambia stile di vita in seguito all’insorgenza del problema, ma solo il 50% conosce gli interventi per correggerla. «Risultati che corrispondono - spiega Buratto - a quello che vediamo nei nostri studi medici, molti di fronte a questo difetto che insorge fisiologicamente tra i 40 e i 50 anni percepiscono il problema come un inizio della vecchiaia ed è un momento molto sofferto anche dal punto di vista psicologico.

Quando al ristorante con amici cominciano a non leggere il menu, ad esempio, avvertono un disagio non indifferente».

Inizia prima, quindi, quel disagio che secondo la pubblicazione “Passi d’argento” dell’Istituto superiore di sanità (dati del 2020-2021) provano gli ultrasessantacinquenni che di fronte a problemi di vista «restano socialmente isolati» o sono alle prese «con problemi depressivi». Ancora Buratto: «La fascia di età tra i 45 e i 65 anni è infinitamente più attiva rispetto a qualche generazione fa: le persone fanno sport, sono dinamiche, sono molto attente alla prevenzione ed alla cura della propria persona. Perché – si chiede – dovrebbero sentirsi vecchie quando non lo sono? Perché rinunciare alla propria autonomia o sentirsi limitate ogni volta che si apre il cellulare o si legge qualcosa? Senza considerare che gli occhiali sono come le stampelle: delle protesi. Lenti a contatto o occhiali aiutano, certo, ma non si equivalgono. Proprio perché hanno uno stile di vita dinamico e sportivo, i giovani presbiti non devono rinunciarci. Ma la necessità di dover mettere e togliere gli occhiali e il velo di tristezza di chi si sente invecchiare potrebbe portare ad uno stile di vita meno attivo e più sedentario». Qual è la soluzione? «Il difetto si può correggere, compensare o eliminare - aggiunge il direttore del Camo - il primo passo è una visita accurata da uno specialista per riuscire a soddisfare le esigenze del paziente senza combinare pasticci. Tra i 40 e i 50 anni può essere sufficiente un breve trattamento laser, dopo i 50 è possibile sostituire il cristallino con una lente intraoculare, opzione che non solo corregge la presbiopia ma che evita, poi, l’intervento di cataratta. Non ci sono ragioni per rassegnarsi a convivere con la presbiopia e correggere questo difetto visivo può portare a grandi vantaggi al benessere individuale». «Il paradigma è cambiato – conclude Buratto – La presbiopia non è più sintomo di vecchiaia, irreversibile: è invece un segnale che occorre prendersi cura della propria indipendenza visiva».

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