Il Parlamento riconosca l'obesità come malattia cronica

Il Parlamento riconosca l'obesità come malattia cronica
di Iris Zani
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Per non vanificare il lavoro fatto dalla scorsa legislatura, è necessario che il nuovo governo porti avanti la Mozione approvata nel 2019 e agisca con urgenza per garantire alle persone con obesità il pieno accesso alle cure e ai trattamenti farmacologici.

Perché l’obesità è una malattia cronica non una colpa. Questa lettera aperta è stata firmata dai presidenti di tutte le società scientifiche e presentata nell’ambito del 4° Obesity Summit organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation e Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete” con il sostegno non condizionato di Novo Nordisk. L’obesità non è una colpa individuale e neppure una condizione, è una malattia e come tale deve essere trattata e curata. Troppo spesso viene purtroppo ancora considerata come una responsabilità del singolo, una scelta di stile di vita dovuta a una scarsa auto-disciplina e a una mancanza di motivazione.

Lo stigma sociale legato a questa malattia sfocia in tutti gli ambiti della vita delle persone, dalla scuola al lavoro, dall’emarginazione sanitaria alla disapprovazione sociale. Il non riconoscere all’obesità un percorso clinico-terapeutico-assistenziale specifico è altrettanto una forma di discriminazione. Oggi, come associazione di tutela dei diritti delle persone con obesità, insieme a tutti i rappresentati del mondo scientifico, lanciamo un appello ai nuovi parlamentari italiani, affinché non venga abbandonata la strada tracciata della vecchia legislatura.

Nel novembre del 2019 è stato raggiunto un grande traguardo con l’approvazione all’unanimità alla Camera dei deputati della Mozione per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, si pensava che ciò desse il via a numerosi cambiamenti e avanzamenti nella cura e nel trattamento di questa malattia come ci ricorda Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation e Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata. Ma ad oggi sono ancora pochi gli operatori sanitari specificamente formati per la cura e la gestione della malattia, c’è ancora molto da fare. E le persone che ne soffrono sono ancora vittime di stigma sociale e medico. Ricordiamo, i dati sono della Società italiana dell’obesità, che questa malattia, causa il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori. Eppure, nonostante questi dati allarmanti, non è ancora stato definito un percorso di assistenza e di cura da parte del nostro sistema sanitario. È fondamentale riprendere da dove ci siamo interrotti con la diciottesima legislatura.

* Presidente “Amici Obesi” 

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