Obesità, ecco i parametri giusti per uscire fuori da una malattia non riconosciuta

Obesità, ecco i parametri giusti per uscire fuori da una malattia non riconosciuta
di Barbara Carbone
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Giovedì 8 Dicembre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 08:24

Forme eccessivamente rotonde non fanno rima con sano e bello.

Anzi, i molti chili di troppo, rappresentano una reale minaccia per la salute. Una minaccia che continua a pesare anche sul nostro Paese. I numeri disegnano la realtà: 23 milioni, tra donne e uomini, sono sovrappeso. I gravi obesi superano i 6 milioni. Una patologia che affligge soprattutto i maschi del Sud e delle Isole.

I NUMERI

In Europa è tra le principali cause di morte e disabilità e, stime recenti, rivelano che il sovrappeso causa più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale. È quanto emerge dai dati raccolti e presentati nel 4° Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto “Driving Change in Obesity”. Rispetto ad altre patologie, l’obesità è maggiormente insidiosa perché, nell’immaginario collettivo, è erroneamente percepita come un “non problema”. Basti pensare che l’11,1% degli obesi e il 54,6% degli adulti in sovrappeso crede di essere normopeso e il 40,3% dei genitori di bambini in sovrappeso o obesi considera i propri figli normopeso. Persiste, evidentemente, la bizzarra convinzione che i chili in più siano espressione di buona salute. Non è cosi. Soprattutto quando l’ago della bilancia comincia a salire già in tenera età. Meglio non illudersi pensando che il figlio cicciottello crescendo, dimagrirà: un bimbo grasso ha moltissime probabilità di diventare un adulto obeso con serie conseguenze per la salute. «L’obesità è una sfida irrisolta di salute pubblica che colpisce e condiziona la vita di troppe persone. I problemi di salute correlati si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, sulla produttività, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria», spiega Paolo Sbraccia, vicepresidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’università di Roma “Tor Vergata”. «Si stima che questa malattia causi il 58% dei casi di diabete tipo 2, il 21% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 42% di alcuni tumori e porta a circa 57 mila morti annuali solo nel nostro Paese».

DIFFERENZE DI GENERE

L’obesità è una malattia multifattoriale in cui l’apporto alimentare e l’attività fisica svolgono un ruolo rilevante nella determinazione e nella terapia della stessa patologia. Peccato però che, più i chili aumentano, più diventa difficile svolgere qualunque attività fisica, anche camminare. «Ad oggi il 33,7% della popolazione italiana adulta, quasi 20 milioni di persone, non pratica sport o attività fisica, con importanti differenze di genere. Il 36,9 % delle donne contro il 30,3% degli uomini», fa sapere Roberta Crialesi, dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat. «Tra i bambini poco attivi, il 59,1% delle madri ritiene che il proprio figlio svolga sufficiente attività fisica.

Lo stesso accade per quanto riguarda l’alimentazione dove solo il 18% della popolazione adulta dichiara di consumare 4 o più porzioni di frutta e/o verdura al giorno e, tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva».

LA CLASSIFICA

Per Andrea Lenzi, Coordinatore Italia dell’Obesity Policy Engagement Network (OPEN) è giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano e siano disponibili per l’intera popolazione, partendo dalla inclusione dell’obesità nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche (PNC). A confermare l’emergenza obesità anche l’ultimo rapporto dedicato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui, un terzo dei bambini europei è in sovrappeso. Nel Bel Paese lo sono il 40% e 1 bimbo su 10 è addirittura obeso. Tra i Paesi analizzati, l’Italia è quella che fa registrare i dati peggiori, posizionandosi al terzo posto dietro Cipro e Grecia. Sul banco degli imputati i cibi spazzatura e lo stile di vita. Meno della metà dei giovanissimi consuma frutta fresca tutti i giorni, solo un terzo mangia quotidianamente verdure e il 22% beve bevande zuccherate più di tre volte a settimana. Solo il 53% pratica sport due volte a settimana e meno del 41% va a scuola a piedi. Una gioventù decisamente poco dinamica.

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