Una corsa in moto finita male, ma non troppo.
«E mi sono ritrovato dolorante al pronto soccorso. Così ho scoperto che da anni avevo l’epatite C: non curata, è degenerata in cirrosi, e ha portato al cancro». Pietro Paolo Pastore, 67enne di Torre Annunziata, è stato operato tre mesi fa con “Ire”, una tecnica d’avanguardia che utilizza l’energia elettrica contro la neoplasia. L’incidente lo ha costretto a dover affrontare la temibile malattia, ben più grave delle ossa ammaccate. Una patologia subdola e insidiosa sulla distanza. «Ma, nella sfortuna, sono stato fortunato», fa notare il paziente. Se non fosse caduto quel giorno, avrebbe scoperto quei noduli fuori tempo massimo: «Non avevo sintomi, solo piccole alterazioni nelle analisi del sangue attribuite erroneamente a una “alimentazione pesante”. Invece, ho potuto effettuare i controlli del caso e sottopormi a questo e una serie di interventi non invasivi che, al momento, mi hanno consentito di evitare chemio e radioterapie e risolvere tutto con ricoveri brevi. Senza complicanze». Con Pietro Paolo, sono già un centinaio i pazienti sottoposti all’elettroporazione irreversibile al Monaldi di Napoli. «Il numero più alto in Italia», dice soddisfatto Enrico Ragone, responsabile di eco-interventistica clinica e dei trapianti nell’ospedale. Il dirigente medico è specializzato in questo tipo di trattamenti che sostituiscono la chirurgia per il tumore primitivo e secondario al fegato, se serve. «Utili per masse dal diametro fino a quattro centimetri, oggi consentono di eliminare anche più noduli nella stessa seduta», spiega.
COME FUNZIONA
Il trattamento avviene in anestesia generale.
LE ALTERNATIVE
La radiofrequenza eco-guidata, di ultima generazione, consente di inserire fino a quattro aghi-elettrodi collegati a un generatore di onde di calore. «Per spingere, poi, la temperatura fino a 100-110 gradi», dice Ragone. Bersaglio: masse tumorali di grandi dimensioni (dal diametro di 5–6 centimetri) o più noduli (anche 8–10); ogni seduta dura dai 15 ai 20 minuti. Diversa è invece la soluzione per il cancro al rene o alla mammella, quando i pazienti non possono essere operati perché afflitti da altre patologie e perché rifiutano l’intervento chirurgico tradizionale. In questi casi la terapia passa dal caldo al freddo. «Con la crioablazione, anch’essa sotto guida ecografica, una sonda speciale è collegata a un generatore che infonde azoto liquido a meno 190 gradi e determina il “congelamento” del tumore in pochi minuti», aggiunge Ragone. In sala operatoria il dirigente medico è affiancato da Federica Sanges, co-autrice di un articolo scientifico sulla possibilità di combinare più trattamenti. Pubblicato sull’Edorium journals, il lavoro è a firma anche di altri due professionisti (Sabrina Scarica e Giuseppe Rossi) e parla del primo intervento realizzato con una doppia tecnica ablativa termica e non termica: l’elettroporazione irreversibile e l’ablazione a radiofrequenza guidata dagli ultrasuoni. «Il tutto, nella stessa sessione», sottolinea Ragone.
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