Longevità, come vivere a lungo e sani. Il geriatra Bernabei: «Proteine e curiosità. E il sesso non ha scadenza»

Longevità, come vivere a lungo e sani. Il geriatra Bernabei: «Proteine e curiosità. E il sesso non ha scadenza»
di Barbara Carbone
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 16:15

L'Italia, insieme a Germania e Giappone, è il Paese più vecchio del mondo: gli over 70 sono 9 milioni, i centenari oltre 20mila.

Invecchiare è sempre e comunque un dono, eppure il passare degli anni incute non poche paure. Si temono acciacchi e solitudine e solo in pochi riescono ad accogliere la fatidica “terza età” come un’opportunità. Eppure invecchiare bene è possibile. Lo spiega il geriatra Roberto Bernabei, per oltre vent’anni alla guida del dipartimento Scienze dell’invecchiamento alla Fondazione Policlinico Gemelli, e oggi presidente di “Italia Longeva, Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva.

Roberto Bernabei

Professore Bernabei, quando si diventa vecchi?

«Quando i tuoi figli, guardandoti, pensano: papà o mamma è più lento dell’ultima volta che l’ho visto, si muove con improvvisa cautela. Il passo è meno agile e spedito. Camminare non è solo un fatto fisico, ma mentale. Questo fenomeno è un po’ la cartina di tornasole dell’inizio della decadenza fisica. C’è da dire che questo momento si sposta sempre più in là, più o meno oggi intorno ai 75 anni. Trent’anni fa la soglia era a 70 anni o anche prima».

Ci sono altri campanelli d’allarme?

«Certamente quando si smette di aver voglia di conoscere, crescere ed essere educabile. Quando non si vuol più imparare. Nell’educarti c’è invece la capacità di apprendere cose nuove, la curiosità per la vita».

Invecchiano meglio le donne o gli uomini?

«Le donne invecchiano di più perché sono più longeve nonostante abbiano più acciacchi.

Gli uomini vivono meno a lungo e, conseguentemente, hanno minori probabilità di essere esposti a patologie. In Italia i novantenni sono 830mila, 17 i super centenari, i 110enni. Prevalentemente donne».

Qual è oggi l’aspettativa di vita?

«In media 85 anni per le donne e 82 per gli uomini».

Quali controlli medici sono necessari dopo una certa età?

«Ci sono check standardizzati consigliati per entrambi i sessi a partire dai 40 anni. Le donne, poi, devono effettuare controlli ginecologici, della mammella e dell’apparato cardiovascolare. Gli uomini dovranno effettuare periodicamente controlli della prostata. Ed è evidente che vanno effettuati esami mirati rispetto alla storia di ciascuno, alla familiarità per alcune malattie. Poi si è aperto un enorme capitolo che attiene al genoma: con la tipizzazione è possibile avere un’idea dei possibili rischi genetici ai quali si può andare incontro. È quella che si chiama la clinica dei sani».

A che età termina la vita sessuale di un individuo?

«In realtà mai. Per l’uomo è tutto cambiato dall’avvento della pillola blu. Un settantenne ha oggi, comunque, le stesse prestazioni di un cinquantenne in tutti gli ambiti, sessuale incluso. Le donne ultrasettantenni hanno anch’esse performance psicofisiche generali sovrapponibili alle cinquantenni, ma hanno problematiche legate alla secchezza delle mucose che però possono essere gestite dal ginecologo».

Trattamenti antiaging e integratori possono darci una mano a ridurre i segni del tempo?

«Esistono solo due “pillole” magiche sia per l’uomo sia per la donna, e sono l’esercizio fisico costante, 5 o 6 km al giorno fatti a passo veloce, e una dieta adeguata. Ci si dimentica poi di assumere il giusto quantitativo di proteine. La vecchiaia si caratterizza con la riduzione della massa muscolare e il corpo ha bisogno di assumere proteine per sostenerla. Bisognerebbe mangiarne almeno 1 grammo per chilo. Quindi un individuo di 70 chili deve mangiare almeno 70 grammi di proteine al giorno».

Quanto la psiche condiziona la qualità della vita degli anziani?

«Molto. Penso al pensionamento. Un 70enne ha ancora, come dicevo, tutte le caratteristiche fisiche e cognitive per continuare a lavorare. Abbiamo tutti una ventina di anni supplementari da vivere dopo il pensionamento ma arriviamo impreparati, con il rischio di cadere in depressione o di una vita vuota. Bisogna continuare ad avere degli obiettivi».

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