Miastenia, l'occhio vede doppio: i rimedi per la malattia che ha colpito anche Gennaro Gattuso

Gennaro Gattuso in campo con la benda
di Giampiero Valenza
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:56

Accade soprattutto nel pomeriggio o di sera: la palpebra si abbassa e si inizia a vedere doppio. Sono questi alcuni dei sintomi di una rara malattia neurologica diventata popolare con le immagini dell’allenatore del Napoli, Gennaro Gattuso, costretto a portare una benda sugli occhiali per coprire l’occhio destro. La miastenia, infatti, è una patologia che interrompe la comunicazione tra i nervi e i muscoli e che, dunque, può tradursi nella difficoltà a vedere. “Ringhio” ricorda bene i primi momenti della malattia, e non ha fatto mistero di un episodio che gli è capitato quando era calciatore. Per una sfida Milan-Lazio arrivò a vedere in campo 6 Ibrahimovic e 6 Nesta, giocando per 30 minuti con un occhio chiuso e scambiando Nesta, suo compagno di squadra, per un avversario. Questa condizione lo ha spinto a dire addio al calcio giocato e a passare a fare l’allenatore.

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I SINTOMI

È proprio la diplopia, che fa vedere gli oggetti raddoppiati, uno dei sintomi della miastenia, come del resto lo è la ptosi, cioè l’abbassamento della palpebra superiore. Ma la miastenia non dà effetti solo all’occhio: può rendere difficile anche deglutire. «Il vedere doppio non è sopportabile per il paziente: capita che non riesca a mettere l’acqua in un bicchiere o che non possa inforchettare la pasta o camminare perché non sa dove poggiare il piede. La ptosi, se modesta, è poco percepita – spiega Carlo Cagini, dirigente dell’Oculistica dell’azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia – Questi sintomi sono più evidenti nel pomeriggio o la sera perché con lo sforzo muscolare, durante la giornata, si accentuano. Quando ciò avviene è urgente andare da uno specialista». Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Neuroepidemiology si stimano circa 30 casi di miastenia grave ogni milione di abitanti, con un’incidenza più bassa tra i minori (tra 1 e 5 pazienti ogni milione di persone). Ma i numeri, spiegano i ricercatori delle Università di Bath e del Surrey che pubblicarono il lavoro nel 2010, sarebbero sottostimati.

La miastenia colpisce solitamente gli uomini tra i 50 e gli 80 anni e le donne tra i 20 e i 40 anni. Ma, come testimonia il caso Gattuso, può mostrare i suoi sintomi anche in altre fasce d’età. La diagnosi avviene dopo una valutazione clinica e un’elettromiografia che, sottolinea Lucilla Parnetti, responsabile della neurologia dell’azienda ospedaliera di Perugia, «è l’esame principale». «Infatti – aggiunge la neurologa – permette di vedere quale sia la risposta neuromuscolare.

Poi, come completamento diagnostico, viene fatta una Tac del torace perché spesso possono esserci patologie che si associano alla miastenia, come i timomi, cioè i tumori del timo. Nel caso in cui ci siano, bisogna procedere anche alla loro rimozione». Un trattamento, però, c’è. Uno dei principali farmaci permette all’acetilcolina, il neurotrasmettitore che tiene in funzione la placca neuromuscolare, di non essere degradata e abbattuta. «In questo modo – prosegue Parnetti – si riesce a ripristinare la funzionalità». E la battaglia di Rino Gattuso, nel campo da calcio come fuori, continua.

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