Il Covid non riposa: in arrivo nuove varianti ancora, la fine è lontana

Il Covid non riposa: in arrivo nuove varianti ancora, la fine è lontana
di Valentina Arcovio
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Giovedì 14 Aprile 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:14

Endemia. Una parola, un significato, ma tanti possibili scenari.

I più ottimisti ritengono che siamo appena entrati o che siamo in procinto di entrare in una nuova fase di convivenza con versioni del virus Sars-CoV-2 sempre più «buone» e innocue. I più pessimisti sono convinti che questa pandemia, caratterizzata da un virus mutevole, potrebbe non finire così presto e che quella che stiamo vivendo è solo un’«illusione endemica»: se la nuova variante di Sars-CoV-2, la Omicron, sembra più «docile» non è perché la pandemia si sta indebolendo o spegnendo. «È una coincidenza ed è probabile che la rapida evoluzione antigenica in corso produca nuove varianti che potrebbero fuggire all’immunità ed essere più gravi», avvertono Pietro V. Markov, Nikolaos I. Stilianakis, due scienziati italiani dell’Ispra, e Aris Katzourakis dell’Università di Oxford, in uno studio pubblicato di recente sulla rivista Nature.

GLI SCENARI

L’unica cosa che accomuna entrambi gli scenari sono la consapevolezza che avremo a che fare per molto tempo con nuove varianti. E che tre dosi di vaccino anti-Covid non bastano. Per alcuni ci vuole già un secondo richiamo, per gli altri si può ancora aspettare nella speranza però che in autunno avremo a disposizione vaccini più nuovi e aggiornati, quindi più efficaci. «Partiamo da quello che già sappiamo», suggerisce Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma. «E cioè che i virus mutano, ricombinano e si adattano. Così fa anche Sars-CoV-2. Dal punto di vista evolutivo, ciò che è prezioso per un “parassita” non è uccidere l’ospite; ma piuttosto, avere un ospite - continua - che produce la massima quantità di progenie parassitaria. Sars-CoV-2 è un esempio perfetto». I contagiati sono stati almeno mezzo miliardo: la mortalità è stata quindi alta in numeri assoluti, ma almeno il 98% dei contagiati è sopravvissuto e ha contribuito a diffondere il virus. «Dall’inizio della pandemia si sono verificate migliaia di mutazioni nel virus – spiega Novelli - la maggior parte delle quali biologicamente neutre; al momento la variante Omicron predominante sembra essere un compromesso tra alta infettività e mortalità relativamente bassa: visto dal punto di vista del virus il compromesso è buono, ma non necessariamente ancora ottimale». Ma la verità è che non è facile prevedere la virulenza di un agente patogeno. Ci sono molto fattori in gioco tra cui anche le caratteristiche genetiche dell’ospite. «La variazione genetica nella suscettibilità dell’ospite a SARS-CoV2 - dice Novelli - è impressionante. Ci sono molti geni coinvolti e altri saranno trovati in futuro». E, mentre nei laboratori si cerca affannosamente di intercettare di volta in volta le mutevoli versioni di Sars-CoV-2, non ultime le nuove varianti Xe e Xj che sembrano essere addirittura più contagiose, il piano di vaccinazione continua a cambiare.

LA CAMPAGNA

Qualche giorno fa, in seguito a una raccomandazione dell’Ema (Agenzia europea dei medicinali) e Ecdc (centro europeo per la prevenzione e per il controllo delle malattie), in Italia - e non solo - è stato dato il via libera alla somministrazione della quarta dose del vaccino. Ma solo alle persone con un’età superiore agli 80 anni, agli ospiti delle Rsa e alle persone fragili della fascia d’età 60-79 anni. «La quarta dose offre un’aggiunta di difesa immunitaria che, seppur piccola, può essere d’aiuto a chi è particolarmente fragile», spiega Guido Rasi, già direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dei medicinali (Ema) e direttore scientifico di Consulcesi. Per il resto della popolazione, almeno per il momento, i dubbi sono ancora tanti. «Un secondo richiamo nella popolazione generale - sottolinea Rasi - provoca un aumento di risposta anticorpale che non fa una differenza sostanziale rispetto alla protezione offerta dalla terza dose», sottolinea Rasi. In base all’attuale situazione epidemiologica e a questa straordinaria capacità evolutiva del virus Sars-CoV-2, è probabile che presto anche il resto della popolazione verrà invitata a sottoporsi una nuova dose di vaccino. Quello che ancora non sappiamo è se questa quarta dose verrà fatta con uno dei vaccini a mRNA attualmente disponibili o con un vaccino completamente nuovo. Magari «aggiornato» e, quindi, più efficace contro quelle che saranno le varianti prevalenti in circolazione. «È probabile che dopo l’estate tutti avremo bisogno di fare una quarta dose di vaccino anti-Covid, ma un secondo richiamo sarebbe più utile solo se fatto con un vaccino diverso da quelli oggi disponibili» spiega Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm). «Il virus Sars-CoV-2 che circola oggi è diverso da quello che ha scatenato all’inizio la pandemia. In questi due anni - continua - il virus ha accumulato moltissime mutazioni, dando origine a nuove varianti che, stando alle evidenze scientifiche, continuano a essere sensibili ai vaccini attualmente disponibili, almeno nella prevenzione le forme gravi di Covid-19.

Tuttavia, credo che sarebbe auspicabile, se si dovesse fare un nuovo richiamo, utilizzare un vaccino diverso». Al momento servirebbe un vaccino in grado di offrire ampia protezione con Omicron e le sue «sorelle». «Un vaccino completamente nuovo basato su più antigeni rispetto a quelli attuali e che quindi sia in grado di dare una protezione più ampia rispetto alla variante Omicron», aggiunge Maga. Le aziende stanno già elaborando nuovi vaccini. «Si sta lavorando – riferisce Rasi - su due tipologie di prodotti: un vaccino realizzato per rispondere alla variante Omicron dovrebbe essere pronto già a settembre-ottobre; si sta poi lavorando ad un vaccino universale per i coronavirus, questa certamente sarebbe la soluzione al problema».

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