Annamaria Staiano, presidente dei pediatri: la disparità nelle cure mediche condiziona la vita dei bambini

Annamaria Staiano, presidente dei pediatri: la disparità nelle cure mediche condiziona la vita dei bambini
di Annamaria Staiano*
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 06:00

La vicenda della piccola Ginevra, la bambina calabrese morta a causa del Covid-19 dopo un tentativo in extremis di salvarla con un trasferimento d’urgenza al Bambino Gesù di Roma, ha riacceso i riflettori sull’annoso tema delle disomogeneità territoriali nell’assistenza pediatrica e sulle disuguaglianze regionali nell’offerta dei servizi pubblici di prevenzione e assistenza sanitaria. Senza entrare nel merito della vicenda, un fatto appare innegabile: il diritto alla salute non è uguale per tutti i bambini, ma è condizionato dalla regione in cui si nasce e si vive. Uno degli ambiti in cui maggiormente si manifestano le disparità è la “migrazione sanitaria”, ossia quei viaggi lontano da casa a cui sono costretti molti bambini per poter essere curati. È un problema antico che riguarda soprattutto il Mezzogiorno e che la Società Italiana di Pediatria, a cui aderiscono circa 11 mila pediatri, ha sollevato già da alcuni anni. A giugno 2021 uno studio pubblicato sulla rivista della nostra Società, Italian Journal of Pediatrics (a cura del professore Mario De Curtis, già Ordinario di Pediatria all’Università Sapienza di Roma e Presidente del Comitato per la Bioetica della SIP) ha valutato per la prima volta l’entità della migrazione sanitaria dei minori nel nostro Paese. Il lavoro, condotto sui 7.871.887 di bambini e ragazzi con età inferiore a 15 anni residenti in Italia nel 2019, ha messo in luce che un minore che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% più elevato rispetto a un suo coetaneo del Centro-Nord di dover migrare in altre regioni per curarsi. Rischio che incrementa ulteriormente se si considerano i ricoveri ad alta complessità.

Annamaria Staiano

LE IMPLICAZIONI

La migrazione sanitaria è un fenomeno dalle enormi implicazioni sociali, etiche ed economiche, che coinvolge ogni anno quasi un milione di pazienti oltre ai loro familiari, e che accentua le disparità sociali tra i cittadini italiani. Comporta un distacco dal luogo di origine e ha un rilevante impatto economico sulle famiglie, legato sia ai costi diretti, quali le spese di viaggio e i soggiorni fuori sede, che a quelli indiretti, come l’allontanamento dal posto di lavoro, non sempre stabile e garantito.

LE MOTIVAZIONI

La principale ragione della mobilità interregionale è certamente la non omogenea distribuzione dell’assistenza pediatrica sul territorio nazionale. Particolarmente penalizzati sono i bambini con malattie croniche e rare a causa della minore presenza di centri di riferimento per patologie complesse nelle regioni meridionali. Un ulteriore aspetto non trascurabile è il costo che le regioni meridionali sono costrette a rimborsare per le prestazioni fuori sede dei propri cittadini. Il flusso economico della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno, dove risiede circa il 35% dei bambini/ragazzi, verso altre regioni è stato nel 2019 di 103,9 milioni di euro, pari al 15,1% della spesa totale dei ricoveri. L’87,1% di questo costo (90,5 milioni di euro) ha riguardato la mobilità verso gli ospedali del Centro-Nord. I dati di alcune regioni sono impressionanti: il costo del trasferimento verso le strutture del Centro-Nord dal Molise è pari al 45,9% di tutte le spese sanitarie per l’assistenza ai minori under 15, in Basilicata è pari al 44,2%, in Calabria e Abruzzo a oltre un quarto (rispettivamente 26,9% e 26,3%). La Regione Campania, che è quella con il più elevato numero di bambini di età compresa tra 0 e 14 anni, spende per ricoveri fuori regione ben 25 milioni di euro (pari al 12% dei costi sanitari per questa fascia di popolazione).

*Presidente Società Italiana di Pediatria

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