I giovani chirurghi senza più pratica dirottati in reparti dove non si opera

I giovani chirurghi senza più pratica dirottati in reparti dove non si opera
di Roberto L. Meniconi
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Il diritto alla salute, così come sancito dall’art. 32 della Costituzione, rappresenta un valore fondamentale da tutelare nell’interesse dell’individuo e della collettività.

Da sempre si parla di qualità e accessibilità delle cure per tutti, ma la situazione pandemica degli ultimi due anni e la più recente congiuntura economica hanno evidenziato le difficoltà di un Sistema Sanitario Nazionale sempre più in affanno, sguarnito di mezzi e di operatori sanitari, i quali sono costretti a lavorare in condizioni di emergenza permanente.

La questione è stata più volte sollevata dal Collegio Italiano dei Chirurghi, di cui fa parte anche la Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi, che presiedo. In particolare i giovani chirurghi italiani, sia in formazione che neo specialisti, sono stati fortemente penalizzati dalla crisi sanitaria ed economica per il netto peggioramento della qualità formativa delle Scuole di Specializzazione. Le attività cliniche sono state ridotte o addirittura sospese e per la mancanza di professionisti gli specializzandi sono stati inviati sul “fronte Covid” nei reparti di terapia intensiva, nelle medicine d’urgenza e nei pronto soccorso ove la mancanza di personale è una malattia cronica. Duole dire che ora anche le specialità chirurgiche si trovano nella medesima situazione. Le cause di questo fenomeno sono molteplici: una programmazione approssimativa, un percorso formativo e lavorativo incompleto, l’insoddisfazione per lo scarso livello di competenze teorico-pratiche acquisite, per una remunerazione non adeguata al carico di lavoro, e anche per il rischio professionale elevatissimo.

LE CONSEGUENZE

 Il risultato finale, oltre alla scontata carenza di giovani chirurghi, è la migrazione di specializzandi e neo-specialisti all’estero, dove notoriamente sono remunerati di più ma soprattutto esiste una formazione migliore. Anche le modalità di accesso alle Scuole di Specializzazione di Medicina contribuiscono alla crisi di vocazioni, consentendo ai candidati di usufruire della borsa anche solo transitoriamente in settori come quelli chirurgici scarsamente appetibili, per poi ripresentarsi in quelli “più remunerativi e meno onerosi”. Il risultato è stato devastante, con un alto tasso di rinunce (e quindi perdita della borsa) al secondo anno e l’ingresso di neo-specializzandi nei reparti chirurgici senza una preparazione minima e, ancor più grave, senza una vera passione per la nostra professione. LA RESPONSABILITÀ Ad aggravare un quadro di per sé drammatico, vi è il problema medico-legale. L’Italia è l’unico Paese europeo insieme alla Polonia ad applicare il codice penale nel contenzioso medico-legale che nella maggioranza dei casi coinvolge i chirurghi. Ogni giorno ci ritroviamo a dover rispondere penalmente nei casi di sospetta colpa grave e in una moltitudine di cause civili, nella maggior parte dei casi prive di fondamento, che rendono molto stressante la vita del chirurgo e allontanano chi vorrebbe intraprendere questa professione. Di fronte a questo panorama poco rassicurante per il futuro del Sistema Sanitario Nazionale, durante la campagna elettorale le proposte dei partiti politici sono state vaghe e prive di una vera progettualità a lungo termine senza affrontare il nodo fondamentale della formazione. Non è abolendo in maniera indiscriminata il numero chiuso per accedere alla Facoltà di Medicina e Chirurgia che si otterrà un miglioramento della qualità formativa di studenti e specializzandi, né un maggior numero di specialisti preparati e pronti per il mondo lavorativo ospedaliero. C’è ancora molto lavoro da fare, ma a quanto pare il grido di allarme proveniente dai maggiori esponenti del mondo universitario, ospedaliero e scientifico, resta ancora inascoltato da parte delle Istituzioni e di tutto il mondo politico che stenta a prendere in considerazione le nostre proposte.

* Presidente della Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi e membro del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) 

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