Cervicalgia, ben oltre il peso di Atlante. Ecco come ridurre il dolore di torcicollo e discopatie

Cervicalgia, ben oltre il peso di Atlante. Ecco come ridurre il dolore di torcicollo e discopatie
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 10 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:52

Del tratto di colonna vertebrale che sostiene il nostro collo, ci ricordiamo in genere solo in occasione di un brutto attacco di “cervicale” o di un doloroso torcicollo.

Ma come è fatta? Per cominciare, la colonna cervicale rappresenta una sorta di parentesi nell’evoluzione delle specie (stasi evolutiva). Per quanto possa sembrare assurdo infatti, il collo dell’uomo, quello della giraffa e di tutti gli esseri viventi (con la sola eccezione di bradipi e lamantini) ha lo stesso numero di vertebre cervicali, sette. A cambiare da una specie all’altra sono ovviamente la forma e le dimensioni. Una vertebra cervicale di giraffa è alta 25 centimetri, mentre tutta la colonna cervicale umana ha una lunghezza di una decina di centimetri.

LA POSIZIONE

Le vertebre, all’interno del nostro collo, sono impilate una sull’altra come le seggiole dei ristoranti all’aperto, messe via per la notte, ma sono separate una dall’altra da un disco, una speciale struttura fibro-cartilaginea che ammortizza le pressioni cui è sottoposta la colonna e le conferisce mobilità. Un danno a carico di queste strutture (discopatia) provoca dolore, riduzione della mobilità e danni neurologici più o meno importanti se il disco “esce” dalla sua posizione naturale e va a comprimere il midollo spinale o una radice nervosa. Le prime due vertebre cervicali sono dette “atipiche” per la loro forma bizzarra, ma funzionale, e sono dotate di un nome proprio. Così la prima cervicale, piatta e dalla forma simile a un cerchio di pilates, è detta “atlante” in onore del mitico re della Mauretania, costretto in eterno da Zeus a sostenere sulle spalle la volta celeste. Il delicato compito della prima vertebra cervicale è quello di sostenere il peso della testa e del suo contenuto, il cervello. La seconda vertebra cervicale, epistrofeo o asse, è contraddistinta da uno spunzone che ricorda un dente, un canino gigante. È questo “dente” che, fungendo da perno, consente la maggior parte dei movimenti del capo (rotazione, flessione, estensione), rispetto all’asse del corpo.

Le restanti cinque vertebre sono dette “tipiche”: non presentano caratteristiche morfologiche particolari, con la sola eccezione della settima (vertebra prominente) dotata di un processo osseo che sporge molto posteriormente. Ed è ben visibile sotto la pelle. Tutte le vertebre sono dotate di un foro (forame vertebrale) all’interno del quale passa il midollo spinale, una sorta di grosso cavo elettrico che parte dal cervello e dal quale si sfioccano radici nervose e nervi che arrivano in ogni parte del corpo a portare la sensibilità e la capacità motoria. Ai due lati del corpo delle vertebre, sono presenti due appendici (processi trasversi), simili a un lobo di orecchio forato. All’interno di quel forellino transitano le vene e le arterie vertebrali che riforniscono di sangue ossigenato la parte posteriore del cervello, che controlla l’equilibrio, i riflessi, la respirazione, la pressione, i movimenti e altre funzioni. Ecco perché un restringimento di queste arterie, dovuto ad esempio a una placca aterosclerotica, può causare vertigini, improvvisa perdita di coscienza, debolezza alle gambe e disturbi di deglutizione. Responsabile dei movimenti del collo nelle varie direzioni è un complesso sistema di muscoli, legamenti e tendini. Sternocleidomastoideo (ai lati del collo) e trapezio (parte posteriore del collo e inizio della schiena) sono quelli più grandi. Un disturbo molto comune a carico di queste strutture è il torcicollo caratterizzato da dolore e rigidità, che compare spesso al risveglio o nel corso del giorno, dopo aver effettuato qualche attività particolarmente faticosa, come spostare dei mobili. In genere il fastidio scompare nell’arco di una settimana, spontaneamente o con l’aiuto di farmaci antinfiammatori e analgesici.

CONSEGUENZE

 Più serie sono invece le conseguenze di uno stiramento o di uno strappo a carico di queste strutture, che si possono verificare ad esempio a seguito di un “colpo di frusta” (un brusco movimento in avanti, seguito da uno all’indietro del collo) per un tamponamento stradale o uno sport di contatto (pugilato, football americano) o un trauma da aggressione. I segni e i sintomi del “colpo di frusta” sono dolori e rigidità del collo che peggiorano col movimento, cefalea (in genere nella parte posteriore della testa), dolenzia a livello delle spalle, del dorso e delle braccia che possono anche formicolare. Ma anche vertigini, vista offuscata, acufeni, disturbi del sonno e di concentrazione. I disturbi possono persistere per settimane o mesi dopo il danno iniziale e migliorano grazie a farmaci antidolorifici e un programma mirato di esercizi, ma va sempre consultato un medico. La diagnosi è clinica e strumentale (TAC e risonanza magnetica).

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