Sputnik, accordo per la produzione in Italia (Reithera in pole). Ema: «Approvazione vaccino a maggio»

Vaccino Sputnik, la Russia annuncia accordo per la produzione in Italia: Lazio in pole position. Cavaleri (Ema): «Approvazione a maggio»
di Stefania Piras
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Lunedì 15 Marzo 2021, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 19:51

Arriva il vaccino anti Covid Sputnik in Europa? E in Italia? Si aprono degli spiragli: l'approvazione da parte dell'Ema non sembra così lontana. Ma c'è di più: il preparato russo potrebbe essere prodotto anche in Italia, negli stabilimenti dove si sta sviluppando il vaccino italiano Reithera (operazione sostenuta da un finanziamento pubblico del governo italiano). D'altronde, il Fondo Russo per gli Investimenti diretti annuncia di aver raggiunto accordi per avviare la produzione del vaccino Sputnik V «in Italia, Spagna, Francia e Germania». Molto clamore aveva suscitato, già nei giorni scorsi, l'accordo per la produzione di 10 milioni di dosi di Sputnik raggiunto con l’azienda Adienne Pharma&Biotech a Caponago (Monza Brianza).

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Sui tempi di approvazione ha parlato questa mattina Marco Cavaleri, responsabile della Strategia vaccini delll'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, a Radio 24. Ha detto che «Sputnik è un vaccino ben disegnato e merita l'interesse di tutti.

Siamo bene lieti di collaborare con l'azienda produttrice e vedere se possiamo utilizzarlo in Europa, ma dobbiamo verificare gli standard di produzione rispetto alle aspettative. C'è un programma in corso e nelle prossime settimane vedremo se riusciremo ad approvare il vaccino. Ma prima della fine di aprile non saremo pronti per dare l'ok a Sputnik, più probabile maggio».

L'agenzia Reuters stamattina racconta di un'apertura di credito da parte dell'Europa più ampia, rispetto a quella iniziale, nei confronti del vaccino Sputnik. Pubblicamente, l'aveva osteggiato, storcendo il naso di fronte a una campagna promozionale del vaccino che sembrava pura propaganda. L'ambasciatore russo in Italia Razov, interpellato dalle agenzie di stampa italiane, si era detto sconcertato da queste polemiche e aveva sottolineato che la Russia non intende imporre il proprio vaccino.

Intanto, in Europa, diversi governi lo vogliono: l'Ungheria e la Slovacchia hanno già comprato il vaccino russo, la Repubblica Ceca è interessata. Il corrispondente a Bruxelles dell'agenzia di stampa Reuters scrive che l'Italia sta considerando di usare il più grande bioreattore per la produzione di vaccini del paese in un impianto ReiThera vicino a Roma per fare lo Sputnik V.

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È lo stabilimento di Castel Romano. Ed è stato menzionato, scrive Reuters, da funzionari italiani in una riunione come possibile sito per la produzione di vaccini Covid-19 realizzati da aziende diverse dalla società italiana. ReiThera, che è posseduta al 30% dallo stato italiano, sta sviluppando un vaccino Covid-19.

La stessa ReiThera potrebbe in teoria produrre i vaccini che sono basati su tecnologie simili allo Sputnik ma al momento è impegnata a validare il processo di produzione del proprio vaccino, finanziato dal governo italiano. Lo stabilimento di Castel Romano, inoltre ha fino a 5mila metri quadri, spazi all’interno dei quali si sviluppano già tutte le fasi di produzione: dalla coltura delle cellule fino all’infialamento del vaccino. L'azienda, inoltre, ha già espanso le capacità interne passando da 200 litri a 3000 litri di produzione. Inoltre, a quanto si apprende, le aree già destinate alla produzione su larga scala potrebbero ulteriormente ingrandirsi nei prossimi mesi. E a pieno regime, si calcola che ReiThera sarebbe in grado di produrre tra le 50 e  le 100 milioni di dosi all’anno.

Il dialogo e la cooperazione scientifica già avviati in Italia

Solo dieci giorni fa l'assessore alla sanità della Regione Lazio (che rappresenta il 70% dell'attività produttiva farmaceutica italiana e ospita diversi bioreattori che sarebbero pronti alla produzione) Alessio D'Amato ha avanzato una richiesta ufficiale al governo: valutare di produrre in Italia il vaccino russo Sputnik. La Regione Lazio ha già preparato il terreno: ha fatto da regista al protocollo d'intesa firmato tra il Gamaleya, il centro di ricerca russo che ha sviluppato il siero anti-Covid Sputnik e l'istituto Spallanzani di Roma, istituto di eccellenza nella lotta al coronavirus. C'è stato anche un incontro formale tra le due delegazioni di politici e sanitari e qin quell'occasione il direttore del Dipartimento dello sviluppo dei progetti sanitari del Fondo russo di investimenti diretti (RDIF), aveva «dato la disponibilità sia all'opzione delle dosi, da parte dell'istituto russo che a facilitare il dialogo per sviluppare la produzione del vaccino» e aveva anche «manifestato la volontà di mettere a disposizione tutto ciò che è necessario per consentire la produzione del vaccino» in Italia.

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Tra il Gamaleya e lo Spallanzani è stato avviato dunque un rapporto stabile che si fonda sullo scambio di dati e materiale, anche biologico «per poter affrontare questa pandemia e combatterla», aveva spiegato all'indomani dell'accordo il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia. E il Lazio è il territorio candidato naturale: qui ci sono, tra gli altri, gli impianti di Pfizer, Merck Serono, Janssen, Bristol Myers Squibb.

La Russia: «Accordo raggiunto per la produzione in Italia»

Intanto il Fondo Russo per gli Investimenti diretti annuncia di aver raggiunto accordi per avviare la produzione del vaccino Sputnik V «in Italia, Spagna, Francia e Germania». Dice inoltre che «sono in corso negoziati con un certo numero di altri produttori per aumentare la produzione nell'Ue». «Questo permetterà l'inizio della fornitura attiva di Sputnik V al mercato europeo dopo aver ricevuto l'approvazione da parte dell'Agenzia europea dei medicinali (EMA), con la quale è ora in corso un dialogo nel quadro della rolling review», ha annunciato RDIF citato da Interfax. 

 

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