Vaccino Covid, in giovani e donne la risposta migliore: efficacia dimezzata in chi è sovrappeso

Coronavirus, negli obesi il vaccino ha un'efficacia dimezzata, meglio giovani e donne
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Martedì 2 Marzo 2021, 14:58 - Ultimo aggiornamento: 15:04

Le donne e i giovani rispondono meglio al vaccino anti-Covid, meno le persone in sovrappeso. Questo, in sintesi, il risultato di uno studio dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire) ed Istituto Dermatologico San Gallicano (Isg) di Roma, che ha valutato la risposta anticorpale in 250 operatori sanitari immunizzati con vaccino Pfizer/Biontech, al momento della prima somministrazione, alla seconda dose e poi ad una settimana dal completamento della vaccinazione.

I ricercatori hanno registrato dunque un rialzo degli anticorpi nel 99% delle persone dopo la seconda dose, ma in termini quantitativi le donne e i più giovani hanno risposto meglio, mentre nei soggetti sovrappeso/obesi è stata di circa la metà rispetto ai normo/sottopeso.

Attenzione però - avvertono i ricercatori coordinati da Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico Ire e Raul Pellini, Direttore dell'unità clinica di Otorinolaringoiatria Ire - il fatto che ci siano meno anticorpi non significa necessariamente che il vaccino sia meno efficace.

Infatti, la risposta immunitaria, è un meccanismo multifattoriale piuttosto complesso. Per valutare la reale efficacia protettiva del vaccino nel tempo - avvertono - bisogna tener conto di vari parametri e occorre allargare l'analisi ad un numero molto più ampio di soggetti vaccinati. Comunque, se il dato fosse confermato in studi più ampi, potrebbe essere molto importante per affinare le strategie vaccinali.

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L'obesità aumenta il rischio di morire di Covid-19 di quasi il 50%, oltre ad aumentare di molto il rischio ospedalizzazione. Si considera obesa una persona con un indice di massa corporea (Bmi) superiore a 30. L'eccesso di grasso corporeo può causare cambiamenti metabolici, come la resistenza all'insulina e l'infiammazione, che rendono più difficile combattere le infezioni. In più, queste persone spesso presentano malattie cardiache o diabete di tipo 2, che aumentano ulteriormente i rischi da coronavirus. Questo stato costante di infiammazione di basso grado può anche indebolire alcune risposte immunitarie, comprese quelle lanciate dai linfociti B e T, che vengono attivate dopo la vaccinazione.

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