Buone notizie sul fronte della lotta contro il tumore al seno. Due studi hanno analizzato l'effetto di due diversi tipi di cure che sembrano aver raggiunto risultati significativi nel bloccare la progressione della malattia.
Tumore al seno avanzato, record di sopravvivenza battuto con il al Ribociclib
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<h2> Il successo del ribociclib </h2>
Il primo studio ha mostrato la più lunga sopravvivenza finora raggiunta per il tumore al seno allo stadio avanzato e ha permesso di parlare di una vera e propria cronicizzazione della malattia.
I dati, spiega Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toraco-polmonare dell'Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli sono «molto solidi» e «confermano l'efficacia» della terapia. «Vi erano già due studi con ribociclib condotti su popolazioni diverse: Monaleesa 7 e Monaleesa 3 - aggiunge - Il “pezzo” mancante era proprio il Monaleesa 2. Metà delle pazienti è stata seguita per almeno sette anni. Siamo di fronte a una sperimentazione il cui risultato è stabile, definitivo. Ribociclib ha mostrato una riduzione del 24% del rischio di morte, coerente con quanto già visto negli altri due studi Monaleesa. Altro dato che conferma la validità del farmaco è la sopravvivenza globale mediana, pari a 63,9 mesi. È la più lunga mai registrata».
I dati del 2020
Nel 2020, in Italia, sono stati stimati circa 55mila nuovi casi di tumore al seno allo stadio avanzato e più di 37mila vivono con una diagnosi di malattia metastatica. Saverio Cinieri, direttore dell'Oncologia medica dell'Ospedale “Perrino” di Brindisi e presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), sottolinea che «le donne in post-menopausa rappresentano circa il 70% di quelle con tumore al seno endocrino-sensibile e la metà di queste corrisponde al profilo delle pazienti incluse nello studio. Questi importanti dati di sopravvivenza globale con ribociclib sono incoraggianti e ci consentono di affermare che è stato raggiunto l'obiettivo di cronicizzare la malattia avanzata».
I risultati con Enhertu
I risultati del secondo studio sono stati riportati nei giorni scorsi da Abc news: «I ricercatori hanno scoperto che l'uso del farmaco Enhertu per il trattamento del carcinoma mammario Her 2 positivo ha avuto un successo significativamente maggiore nel ridurre le dimensioni del tumore e nel mantenere le pazienti senza progressione della malattia». La ricerca di fase 3, spiega Abc news, ha incluso circa 500 pazienti di età superiore ai 18 anni in 15 Paesi in Asia, Europa, Nord America, Oceania e Sud America. La metà è stata trattata con Enhertu e a 12 mesi soltanto «il 25% delle pazienti trattati con Enhertu ha mostrato una progressione della malattia». Le conclusioni a cui è giunto questo studio, di AstraZeneca e Daiichi Sankyo, sono «clinicamente molto significative per le pazienti con cancro al seno Her 2 positivo», ha detto a Abc news la dottoressa Sara Tolaney, del Dana-Farber Cancer Institute, che faceva parte del team di ricerca.