Suicidio assistito, che cosa è e perché non va confuso con l'eutanasia

Suicidio assistito, eutanasia e sedazione profonda sono pratiche mediche distinte

Suicidio Assistito, che cosa è e perchè non va confuso con l'eutanasia
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Giovedì 16 Giugno 2022, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 10:54

Suicidio assistito, eutanasia e sedazione profonda sono termini spesso usati come sinonimi ma in realtà a livello medico e giuridico si tratta di operazioni ben distinte e che non vanno confuse. Concretamente Il suicidio assistito è l’atto del porre fine alla propria esistenza in modo consapevole mediante l’autosomministrazione di dosi letali di farmaci con l'assistenza di un medico o di un'altra persona. Per questo si differenzia dall'eutanasia, dove è invece il medico a somministrare il farmaci letali, dopo che il paziente ha richiesto questa procedura. In Italia il primo è legale - il 15 giugno il primo caso, Federico Carboni - mentre l'eutanasia non è consentita dalla legge. 

Suicidio assistito, cosa è 

Il suicidio assistito consente a una persona di porre fine alla propria vita in maniera volontaria con il supporto di un medico o di un'altra persona.

Avviene in luoghi protetti dove soggetti terzi si occupano di assistere la persona per tutti gli aspetti correlati all’evento morte (ricovero, preparazione delle sostanze, gestione tecnica e legale post mortem). In Italia è legale reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. 

Eutanasia e suicidio assistito, differenze 

L'eutanasia è invece l’atto di procurare la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta. La Federazione Cure Palliative la definisce: “l’uccisione di un soggetto consenziente in grado di esprimere la volontà di morire”. Ci sono duenque almeno due sostanziali differenze tra eutanasia e suicidio assistito:

  • Il suicidio assistito prevede che sia la persona interessata ad assumere il farmaco letale (richiede la partecipazione attiva del sogetto). L’eutanasia invece, non necessita della partecipazione attiva del soggetto che comunque però deve aver espresso in un momento della vita la propria volontà di morire. 
  • L'eutanasia richiede un’azione diretta di un medico, che somministra un farmaco di regola per via endovenosa, mentre il suicidio assistito prevede che il ruolo del sanitario si limiti alla preparazione del farmaco che poi il paziente assumerà per conto proprio.

In Italia l'eutanasia non è legale. Nei paesi dove è consentita, le richieste delle persone che scelgono questa via vengono valutate da commissioni di esperti, con il parere di più medici, diversi da quelli che hanno in cura il paziente. Solo dopo un’accurata analisi delle sue condizioni cliniche, della compromissione della qualità della sua vita e della sua piena libertà decisionale, gli viene data la possibilità di accedere agli interventi. 

La sedazione palliativa 

La sedazione palliativa è la riduzione intenzionale dei farmaci, fino alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione del dolore, altrimenti intollerabile per il paziente. Questa procedura si distingue dalla morte medicalmente assistita oprattutto per il tempo che intercorre tra la somministrazione del farmaco e il decesso: pochi minuti nel caso dell’eutanasia, massimo mezz’ora nel suicidio assistito, alcuni giorni nel caso della sedazione palliativa profonda.

Un'altra differenza sono i farmaci utilizzati: nella sedazione palliativa si impiegano benzodiazepine e neurolettici, spesso con oppioidi; in caso di morte assistita si usano invece i barbiturici ad alte dosi. 

Federico Carboni, primo caso di suicidio assistito in Italia 

Questa mattina, 15 giungno alle ore 11:05 è morto Federico Carboni, 44 anni, il primo caso di suicidio assistito in Italia. Sebbene questa procedura sia legale in Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani è stata necessaria una battaglia legale durata 2 anni per avere il via libera dal giudice e poter effettuare la procedura. 

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