In Tv, nei quotidiani, sul web e sui social, la campagna coinvolge i bambini e spiega loro come sarebbe la loro vita se non ci fosse la lettera B. Sparirebbero persino i loro nomi, come Sabrina, Isabella e Roberto, i protagonisti della serie, ripresi durante le loro scene felici nelle cose di tutti i giorni. Nello scorso ottobre è stata condotta un'indagine Cawi su un campione di 1007 genitori con figli fino a 15 anni, con diversi livelli di scolarità, rappresentativo della popolazione italiana.
Dallo studio è emerso che 3 mamme e papà su 4 ritengono che la meningite sia un problema grave e che almeno 1 su 2 si dice molto preoccupato del rischio per il proprio figlio. A porre sul tavolo il problema dell'infezione da meningococco B sono soprattutto la tv (78% del totale), seguita dai medici (68%), amici e conoscenti (53%).
Quando però i genitori si muovono per ottenere informazioni specifiche il referente primo è il pediatra, seguito dal medico di medicina generale e dall'informazione online.
In una ricerca condotta all'inizio del 2019 su 3.600 genitori di bambini tra i 2 e i 10 mesi in diversi Paesi, Italia compresa è emerso che 1 persona su 2 non conosce lo stato vaccinale del figlio nei confronti del meningococco e che il 60% dei soggetti non è informato sul fatto che esistono differenti sierotipi dei batteri. Due su 3 non sanno che i bambini vaccinati nei confronti di specifici tipi di meningococco potrebbero non risultare protetti dalla meningite.
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