Mango, ogni anno 200mila infarti a rischio
tra 40-65 anni: quali i primi sintomi

Mango, ogni anno 200mila infarti a rischio tra 40-65 anni: quali i primi sintomi
di Carla Massi
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Lunedì 8 Dicembre 2014, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 21:11
Un'oppressione al torace, il dolore che si irradia lungo il braccio sinistro o alle mandibole, sudorazione fredda e abbondante. Mango stava sul palco a cantare quando è stato investito da un malessere invasivo e devastante. Un infarto che lo ha stroncato ancor prima che si capisse che cosa stava accadendo.
Spesso è coinvolto anche lo stomaco, altre volte, soprattutto tra i diabetici, non compare neppure il dolore. Alcuni sentono solo una fitta importante, altri, nel momento dell'attaccao, si rendono conto che nei giorni precedenti c'erano state delle avvisaglie come dolenzia di breve durata ma ripetuta più e più volte.

Mango come i circa 200mila italiani che, ogni anno, vengono colpiti da un infarto. Ma solo la metà arriva in ospedale: meno della metà in tempo (entro la prima ora dai primi sintomi), il 10% entro le 2 ore, il 20% arriva dopo le 12 ore. Quando, cioè, la finestra temporale utile per eseguire le terapie che ricanalizzano la coronaria ostruita non è più utilizzabile. L'altro 50% o muore prima (circa il 44%) o ha un infarto senza sintomi. Una volta su tre la morte avviene entro mezz'ora dall'inizio dell'arresto cardiaco.

Nella maggior parte dei casi l'infarto è dovuto ad un'occlusione delle coronarie, le arterie che portano il sangue, e quindi l'ossigeno, alle cellule del cuore. Che senza “benzina” mandano in necrosi il muscolo. Quando sono curati tempestivamente gli infartuati guariscono 9 volte su 10.

A rischio, ricordano gli specialisti dell'Anmco l'Associazione cardiologi ospedalieri, le persone più a rischio sono le eprsone (le donne in crescita) tra i 40 e i 65 anni. L'invalidità temporanea dura circa due mesi e mezzo-tre, in un paziente su cinque la capacità lavorativa risulta diminuita permanentemente.

La triade ipertensione-ipercolesterolemia-diabete (da non dimenticare il sovrappeso) conferma la sua pericolosità. C'è poi il ruolo dell'acido urico, nel 23% dei casi l'infarto e misconosciuto, nel 15% dei casi è totalmente silente.
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