Non solo più febbre e perdita dell’olfatto. Più spesso mal di gola e voce rauca. Sono questi i sintomi più frequenti tra coloro contraggono la nuova variante Omicron. Vaccinati e non. Lo dice l'analisi fornita dallo Zoe Health Study found, che conferma la prevalenza, nei pazienti affetti dall’ultima variante, di sintomi che differiscono da quelli più comuni a inizio pandemia e in particolare della più grave variante Delta.
Varianti Covid, i nuovi sintomi
Tra il primo campione di pazienti testati, tra il 1 giugno e il 27 novembre 2021 (quando la variante Delta era dominante) e il secondo tra il 20 dicembre 2021 a 17 gennaio 2022 (quando imperversava già la prima variante Omicron), il primo elemento rilevante che salta all’occhio sta nella frequenza dei ricoveri. Tra gli oltre 62 mila test esaminati, nelle persone che hanno contratto Omicron è risultata in nettamente in calo la probabilità di andare incontro all'oospedalizzazione. Ma non solo. La permanenza del virus nei malati affetti dalla variante Delta è in media di 8,89 giorni, percentuale che scende a 6,87 giorni per coloro che è hanno l'Omicron.
E poi la natura dei sintomi.
Ma da cosa dipende questa differenza? Omicron - sottolineano i ricercatori dello Zoe Health Found - si trova meno di frequente nelle basse vie respiratorie, dove l'infezione può causare sintomi più gravi. Quindi, anche se con una potenzialità di diffusione maggiore, qust'ultima variante, a differenza della Delta, non attacca organi e vie respiratorie.
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Le sub-varianti di Omicron
Ma c’è chi mette in guardia dalle varianti di Omicron. A differenza della prima, emersa tra fine 2021 e 2022, nelle nuove subvarianti è più facile notare la ricomparsa di sintomi più gravi.
Per lo studio dell’Imperial College di Londra - ancora in fase di revisione - alla conferma del ridotto numero di casi di perdita di olfatto e gusto, si contrappone, nelle nuove varianti, il crescente numero di segnalazioni che lamentano sintomi simili al raffreddore e all'influenza. La ricerca, che ha ha fatto uso dei dati di REACT-1, un'indagine diffusa nel Regno Unito, ha raccolto i test COVID-19 a domicilio di circa 1,5 milioni di partecipanti tra il 2020 e il 2022, e ha analizzato le differenze di sintomi tra varianti e sottovarianti. Sebbene di più lieve entità, dunque, nelle sottovarianti d Omicron, cresce il rischio di interruzione delle attività quotidiane.
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