AstraZeneca ai giovani, atteso parere Cts. Sileri: «No a donne under 30». Ecco perché il piano vaccinale non è a rischio

Astrazeneca, Sileri: «Sotto i 30 anni non andrebbe usato, soprattutto alle donne»
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Giovedì 10 Giugno 2021, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 14:56

Si pronuncerà oggi il comitato tecnico scientifico sull'utilizzo del vaccino anti Covid Astrazeneca nei giovani. In particolare gli esperti valuteranno se sospendere o meno le iniezioni del farmaco anglo-svedese per i giovani dai 18 anni in su. Al momento, alcune Regioni hanno cancellato gli Open Day con il vaccino AstraZeneca aperti anche ai ragazzi, a seguito di casi di trombosi rare verificatisi in alcune giovani donne. Ma il piano vaccinale non è a rischio. «Dobbiamo essere tranquilli e sereni per il nostro piano vaccinale: solamente il 20% dell'approvvigionamento dei vaccini è di vaccini virali, quindi di vaccini come AstraZeneca. Abbiamo l'80% di vaccini che arriveranno da qui ai prossimi mesi che sarà composto da vaccini a mRna». Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, intervenendo al Pharma Talk online dell'Academy Business School di Rcs. «Per quanto riguarda AstraZeneca - ha sottolineato - siamo in attesa di quella che sarà un'eventuale ulteriore prescrizione o ulteriore raccomandazione da parte di Aifa. Già oggi siamo in presenza di una raccomandazione di usare questo vaccino al di sopra dei 60 anni, ma dobbiamo comunque ricordare che siamo in presenza di un vaccino regolarmente approvato dai 18 anni in su».

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NO SOTTO I 30 ANNI - Per il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri il vaccino anti Covid Astrazeneca «sotto i 30 anni non dovrebbe essere usato». Sileri non lo consiglierrebbe «soprattutto alle donne sotto i 50 anni». Così ai microfoni della trasmissione L'Italia s'è desta su Radio Cusano Campus. «I dubbi - ha precisato Sileri - nascono a maggior ragione dal fatto che oggi la circolazione e l'incidenza settimanale del virus si sono abbassate drasticamente. È chiaro che se un vaccino ha dato il sospetto di qualche complicanza, soprattutto nei più giovani, la forchetta del rischio-beneficio per questi soggetti si riduce». Il sottosegretario alla Salute ha poi indicato che «è probabile che per i vaccini non a mRna ci possa essere una rivisitazione delle indicazioni sull'età, usando maggior cautela oggi che la circolazione del virus è molto più bassa». E poi il consiglio: «Io ho prenotato in farmacia e farò il J&J, ma sono over 40 e non sono donna quindi posso stare abbastanza sicuro, ma se avessi un'amica di 30 anni le consiglierei un vaccino a mRna».

 

I RECENTI CASI DI TROMBOSI - A Genova si sono verificati due casi di trombosi dopo il vaccino Astrazeneca. Uno legato a una ragazza di 18 anni, che lo scorso 25 maggio è stata ricoverata e operata a seguito della prima iniezione del farmaco vettoriale.

Un altro, invece, riguarda una donna di 34 anni che il 27 maggio è stata portata all'Ospedale Policlinico San Martino del capoluogo ligure e si trova ora ricoverata in terapia intensiva. Ma gli episodi non finiscono qui. In Australia una donna di 52 anni è morta dopo aver ricevuto l'iniezione del vaccino anti Covid AstraZeneca. La Therapeutic Goods Administration, il regolatore dei farmaci australiano, ha detto giovedì che la donna aveva avuto «un coagulo di sangue nel cervello noto come trombosi del seno venoso cerebrale».

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IL RAPPORTO RISCHI-BENEFICI - L'ultima parola sul vaccino Astrazeneca per i giovani è del Ministero della Salute. «Credo che adesso la responsabilità - sia del parere che della comunicazione - spetti al ministero della Salute», ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù, intervenuto al Pharma Talk online dell'Academy Business School di Rcs. «Noi abbiamo una regola di condotta e posso anticipare che su questo sarà il ministro a pieno titolo a dire quale sarà la decisione». Con le vaccinazioni che aumentano, crescono anche i dati e le evidenze scientifiche. E, secondo Palù, «dobbiamo aggiustare le nostre conoscenze sulla base di quelle che sono le evidenze. Oggi - ha aggiunto il presidente dell'Aifa - siamo in una fase di bassa prevalenze dell'infezione per cui dobbiamo commisurare i rischi-benefici a questa fase».

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PZIFER E MODERNA PER I GIOVANI«Nell'attuale quadro epidemiologico italiano, per le persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici», quindi «in questa fase di bassa circolazione virale, i vaccini a mRNA dovrebbero essere riservati alle fasce più giovani, destinando agli over 50 quelli a vettore adenovirale». A spiegarlo, riguardo alle recenti polemiche sugli open day per i giovani e i rari effetti avversi associati al vaccino AstraZeneca, è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Secondo il medico «il rischio di sviluppare trombosi associata a piastrinopenia aumenta al diminuire dell'età».

A fronte delle indicazioni del Ministero della Salute, che già dal 7 aprile raccomandava AstraZeneca preferenzialmente per gli over 60, «è anacronistico - precisa Cartabellotta - che nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.4 milioni di dosi di vaccini a vettore adenovirale, il 33,1% (473.578) siano state somministrate a under 50 e l'11% (158.156) nella fascia 18-29». Pertanto, conclude, «se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi, evitando di compromettere definitivamente la fiducia per i vaccini a vettore virale, AstraZeneca e Johnson&Johnson».

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