Fecondazione, cade il divieto per le coppie fertili con patologie La scheda

Fecondazione, cade il divieto per le coppie fertili con patologie La scheda
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Giovedì 14 Maggio 2015, 20:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 21:39
Cade il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche: a quanto si apprende, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di questa norma della legge 40 e del divieto di accedere alla diagnosi pre-impianto.

LE REAZIONI
«Apprendo dai media la notizia che la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che vieta la fecondazione assistita alle coppie fertili con malattie genetiche. Esprimo gioia e soddisfazione: ci aspettavamo una sentenza in tal senso, che rispettasse i diritti delle coppie che chiedono l'accesso ai trattamenti sanitari affinchè siano rispettati diritto alla salute e principio di uguaglianza». Lo dichiara Filomena Gallo, uno degli avvocati delle coppie coinvolte. «Ora -aggiunge- attendiamo le motivazioni della sentenza».

«Un'altra bellissima notizia. Leggeremo con attenzione il dispositivo della Corte Costituzionale che dà un altro colpo a una legge ingiusta, perchè, ripeto, la Legge 40 è una legge ingiusta». Lo afferma la senatrice Pd Emilia De Biasi, Presidente della Commissione Sanità del Senato, in merito alla decisione della Consulta di far cadere il divieto di diagnosi pre-impianto per coppie portatrici di malattie genetiche.

«Con l'ennesima sentenza della Consulta è oggi caduto l'ennesimo irragionevole divieto imposto da una legge sbagliata e proterva. Ed è l'ennesima vittoria postuma di quanti, per primi i radicali, si opposero nel 2004 alla sua approvazione, anche intraprendendo una iniziativa referendaria vanificata dall'astensione. Spiace però che a riparare ai macroscopici profili di illegittimità costituzionale e alla palese violazione della Convenzione dei Diritti dell'Uomo abbiano dovuto essere le Corti nazionali ed europee, e non il Parlamento della Repubblica, che in questi undici anni ne ha avuto spesso la possibilità e mai il coraggio». Lo scrive su Facebook il senatore e sottosegretario agli esteri Benedetto della Vedova, commentando la sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto cadere il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche.



LA SCHEDA
Sono oltre 10.000 le mutazioni genetiche responsabili di altrettante malattie, trasmissibili da genitori portatori ai propri figli, che è possibile diagnosticare grazie alla diagnosi genetica preimpianto (Preimplantation genetic diagnosis PGD) sull'embrione.
Tra queste, la fibrosi cistica, talassemia, atrofia muscolare spinale, emofilia A o B, sindrome dell'X-Fragile. Questa procedura di screening che precede l'impianto in utero dell'embrione permette, infatti, di identificare la presenza di malattie ereditarie o di alterazioni cromosomiche in fasi molto precoci dello sviluppo, ovvero quando l'embrione è ancora allo stadio di blastocisti (una fase embrionale iniziale, generalmente collocata tra il quarto e il 14/mo giorno dopo la fecondazione). Una delle tecniche più utilizzate per la PGD è la biopsia dell'embrione, che viene effettuata da tre a cinque giorni dopo la penetrazione dello spermatozoo nell'ovocita. Tale tecnica viene eseguita di solito su embrioni composti da otto cellule, condizione raggiunta normalmente a partire dal terzo giorno. Una o due di queste cellule, chiamate blastomeri, possono essere rimosse con scarsi rischi, sottolineano gli esperti, relativi allo sviluppo futuro dell'embrione. Oltre il 95% di tali patologie genetiche non ha una cura specifica e, nonostante individualmente siano molto rare, hanno una prevalenza totale stimata intorno all'1% nella popolazione generale. Ogni persona, ricordano i genetisti, è in media portatore sano, in genere asintomatico, di circa 2.8 mutazioni genetiche. Spesso, quando si incontrano due portatori della stessa mutazione, i figli che nascono possono essere affetti da malattie congenite, mortalità precoce, ritardo mentale e disabilità permanenti. Sul fronte dei numeri, sono circa 500 gli esami genetici preimpianto effettuati in Italia nel 2012, e da cui sono nati 100 bambini, tutti non affetti dalla patologia in oggetto di esame. Sono questi i pochi dati disponibili in materia, poichè manca ad oggi un registro specifico e i dati vengono raccolti dietro invio volontario da parte dei centri di procreazione medicalmente assistita al registro europeo ESHRE PGD Consortium. Per l'Europa, secondo i dati ESHRE relativamente al 2009-2010, sono 6.160 i cicli di prelievi ovocitari per diagnosi pre-impianto e 1.238 bambini nati. Inoltre, nei 2580 cicli eseguiti per malattie genetiche o cromosomiche ereditarie, non è stato riportato alcun caso di errore diagnostico.
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