Varianti, cresce il rischio: oltre alla Delta altri 4 ceppi. E tornano a salire i positivi

Varianti, cresce il rischio: oltre alla Delta altri 4 ceppi. E tornano a salire i positivi
di Francesco Malfetano
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Domenica 4 Luglio 2021, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:08

Di variante in variante. È così che si muove un virus. Inevitabilmente quindi, anche il Sars-Cov-2 muta con costanza, generando sempre nuovi elementi di pericolosità. Tant'è che al momento sono ben 11 le sue varianti sotto osservazione, di cui 5 considerate più preoccupanti. Si tratta delle mutazioni inserite dalll'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dai Centri per il controllo delle malattie (Cdc) degli Stati Uniti nel gruppo delle VoC (Variant of Concern), cioè delle varianti oggetto di preoccupazione, e sono Alfa, Beta, Gamma e Delta. In aggiunta a queste però, c'è l'ultima arrivata: Epsilon.

Varianti, i ceppi e i casi

Ancora inclusa nel gruppo delle varianti sotto osservazione, le cosiddette VoI (Variants of Interest), ma considerata particolarmente temibile perché, secondo uno studio dell'università di Washington pubblicato su Science, pare essere capace di inibire l'efficacia dei vaccini.

Per fortuna però, stando alla banca dati internazionale dei sequenziamenti Gisaid, in Europa se ne registrano meno di 100 casi (appena 2 in Italia), e quindi appare ancora piuttosto distante.

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QUALI SONO
Le varianti, è evidente, sono anche un groviglio alfabetico in cui è difficile districarsi che però trova una sua rappresentazione parziale anche nella situazione italiana. Come testimonia la fotografia scattata dall'Istituto superiore di sanità il 22 giugno, con un'indagine rapida i cui risultati sono stati pubblicati venerdì, nella Penisola la variante Delta è già al 22,7%, l'Alfa resta dominante (57,8%), la Gamma (ex brasiliana) è in crescita all'11,8% mentre né Beta (ex sudafricana) né Kappa (sotto-variante della Delta) nè tantomeno la nuova Epsilon sono al momento state rilevate.

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Numeri alla mano quindi anche in Italia la più importante resta Alfa (B.1.1.7), precedentemente nota come inglese perché identificata nell'ottobre 2020 in Gran Bretagna. Questa mutazione è stata la prima a balzare agli onori delle cronache perché, grazie alla capacità di trasmettersi con un'efficienza superiore del 50% a quella del virus di Wuhan, l'ha praticamente sostituita in tutto il mondo ed è considerata responsabile dell'ondata che ha colpito l'Europa a partire da dicembre scorso.


A seguire, per diffusione mondiale, c'è Beta (B.1.351), identificata invece Sudafrica, e anch'essa capace di diffondersi con un'efficienza maggiore del 50% rispetto al virus originario, sembra aver affievolito il suo impatto (in Italia non si sono rilevate nuove segnalazioni nelle ultime 4 settimane). A preoccupare gli esperti poi c'è Gamma (P.1). Identificata all'inizio del 2021 in Giappone e poi in Brasile, è guardata con attenzione a causa di tre mutazioni (sigle N501Y, E484K e K417T) coinvolte nell'efficacia con cui il virus si lega al recettore Ace2 delle cellule umane. Per Gisaid nelle ultime 4 settimane la sua diffusione in Italia è stata del 7,3% (in crescita per l'Iss oltre 11%); ed è la variante prevalente, al 22 giugno, nella regione Lazio (36,8%), oltre ad essere molto presente in Umbria e Toscana.
La più nota e sorvegliata tra le varianti però, al momento è Delta (B.1.617.2). Identificata in India, si è rapidamente diffusa in un centinaio di Paesi grazie alla grande efficienza con cui si trasmette, stimata fra il 50% e il 60% superiore rispetto alla variante Alfa. Fortunatamente è già stato dimostrato che non è in grado di aggirare la risposta anticorpale provocata dai vaccini ma solo in chi ha ricevuto la seconda dose. In ogni caso ha purtroppo determinato una nuova impennata dei contagi e il conseguente inasprimento delle restrizioni nel Regno Unito, in Israele, in Portogallo, in Russia, in Tunisia e in Australia.


I CASI
L'Italia invece dai numeri del monitoraggio settimanale pubblicati venerdì non sembravano averne risentito. Almeno fino a ieri. I dati del giorno infatti, segnano +932 alla voce nuovi casi contro i 794 del giorno precedente (con un aumento dei tamponi di quasi 29mila unità). Ancora sotto la soglia dei mille contagi (come da due settimane esatte) e con la percentuale dei positivi stabile allo 0,4%, ma comunque in lieve crescita per quella che potrebbe essere la prima avvisaglia dell'impatto di Delta.

 

«Ma vediamo i dati fra 10-15 giorni - spiega l'epidemiologo molecolare dell'Università Campus Biomedico di Roma, Massimo Ciccozzi - In questo momento ci dicono che la Delta è entrata in Italia, non è ancora predominate e abbiamo dei focolai in varie regioni ma controllati, con una bassa incidenza che permette di tracciare». E proprio qui sta il nodo di tutto. L'Italia a fronte di una richiesta minima della Ue del 5%, sequenzia solo il 2,5% dei casi (a maggio era lo 0,5%), troppo pochi per non farsi trovare impreparati.
 

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