Variante sudafricana, primo caso in Italia a Varese: «Contagiato passeggero atterrato a Malpensa»

Variante sudafricana, primo caso in Italia a Varese: «Contagiato passeggero atterrato a Malpensa»
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 19:48

Dopo la brasiliana, anche la sudafricana. Il primo caso in Italia della variante è stato riscontrato ancora una volta a Varese«E' in corso di valutazione presso l'Ospedale dell'Asst Sette Laghi il primo caso di variante sudafricana di Sars-Cov-2, ad oggi, osservato in Italia», si legge in un comunicato dell'azienda sanitaria del comune lombarbo.

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Il contagiato rientrato a Malpensa

La variante sudafricana è stata riscontrata in un uomo rientrato nei giorni scorsi da un paese africano all'aeroporto di Malpensa, risultato positivo ad un tampone eseguito presso l'ospedale di Varese dove è stato ricoverato e dove la variante è stata identificata dal Laboratorio di Microbiologia.

Il campione sarà inviato per la conferma prevista all'Istituto Superiore di Sanità.

Le caratteristiche della variante

La variante cosiddetta sudafricana (per gli esperti 501 Y.V2) è probabilmente la causa scatenante della seconda ondata di contagi nel Paese, dove è presente dal mese di agosto. Ha una maggiore capacità di contagiosità, in questo molto vicino alla variante brasiliana: sarebbero già migliaia infatti le reinfeizoni. «La variante sudafricana mostra un'enorme resistenza agli anticorpi del virus originale», aveva scritto qualche settimana fa CBS News, lanciando l'ennesimo allarme sulle mutazioni che continuano a fare la loro comparsa. CBS News ha avuto accesso a un laboratorio in Sud Africa che studia uno dei nuovi ceppi più preoccupanti del virus, che sembra avere una certa resistenza agli anticorpi che i vaccini creano nel corpo umano per respingere il coronavirus. I cacciatori di virus nel laboratorio ad alto rischio biologico a Durban sono sulle tracce del ceppo mutante che si sta diffondendo a una velocità vertiginosa in tutto il Sud Africa. Il virus è mutato per attaccarsi più facilmente alle cellule umane, rendendo la malattia non più mortale, ma aiutandola a diffondersi molto più facilmente.

 

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