«Si raccomanda di intervenire rafforzando e innalzando le misure in tutto il Paese». Le varianti del Sars-CoV-2 ora spaventano davvero in Italia. Al punto che ieri, in meno di 24 ore, i campanelli d'allarme sono stati addirittura tre. Il primo a suonare è stato proprio quello dell'Istituto Superiore di Sanità che ha chiesto misure più stringenti per limitare la diffusione della mutazione inglese del Coronavirus. L'Iss infatti ha pubblicato il resoconto di uno studio condotto in 16 Regioni tra il 4 e il 5 febbraio insieme agli esperti dell'Istituto Bruno Kessler e al ministero della Salute. E i risultati parlano abbastanza chiaro: la variante costituisce già il 17,8% dei casi ma, data la sua maggior trasmissibilità, è prevedibile che nelle prossime settimane diventi dominante. Per questo, nel contesto italiano, «in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile non ha ancora raggiunto coperture sufficienti», rischia di avere un «impatto rilevante» sulla Penisola, soprattutto «se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate». Anche perché ieri a Genova è stata isolata la variante sudafricana del Sars-Cov-2, riscontrata su una paziente di 25 anni di rientro dall'estero, che avrebbe fatto scalo aereo in un paese a rischio. La paziente, che si è autodenunciata e autoisolata, si è negativizzata l'8 febbraio scorso e, ad ora, non avrebbe «casi secondari derivanti».
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L'Europa
Il secondo monito invece, arriva dalla Unione Europea.
A suonare l'ultimo campanello d'allarme è invece il Comitato tecnico scientifico che, nel giorno in cui rischia di essere travolto dalle polemiche per aver chiuso all'ultimo gli impianti da sci, fa trapelare un resoconto dell'incontro tenuto venerdì scorso con il governo. Un faccia a faccia dai toni molto duri in cui gli esperti coordinati da Agostino Miozzo hanno chiesto, come risulta dal verbale, un «rafforzamento» e «incremento» delle misure. Sul tema ieri sera c'è anche stato un incontro tra il Cts, il ministro della Salute Roberto Speranza, la neo-ministra degli Affari Regionali Mariastella Gelmini e, in rappresentanza delle Regioni, il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Una riunione in cui si è proprio fatto il punto sulla situazione attuale del Paese, spingendo la Gelmini a dichiarare: «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore si fanno». In pratica non è detto che non si finisca con il sospendere ancora una volta la suddivisione a colori del Paese per tornare a misure diffuse calate dall'alto se i contagi lo richiedono.
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