«Si tratta della mutazione più trasmissibile tra quelle scoperte finora». In altre parole: la variante Delta fa sempre più paura. Lo certifica non solo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quanto soprattutto il Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 dell’Istituto superiore di sanità (Iss). I nuovi dati italiani infatti assegnano alla mutazione la responsabilità del 16,8% dei casi totali registrati nella Penisola al 21 giugno. Certo distante dalla Alfa, la ex mutazione inglese, che risulta ancora la più diffusa al 74,92%, ma in netta crescita. Tra Delta e Kappa, il suo sottotipo, si è passati dal 4,2% del mese di maggio al quasi 17 attuale.
I dati peraltro non sono ancora consolidati ma frutto “solo” delle prime segnalazioni dei sequenziamenti. Verosimilmente quindi, i numeri che saranno pubblicati lunedì potrebbero essere ancora maggiori (ma comunque «sotto il 20%» ha precisato Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico). In ogni caso, come spiega Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, ciò che emerge è «un quadro in rapida evoluzione che conferma come anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, la variante Delta del virus stia diventando prevalente». La buona notizia è che, per quanto in ritardo e in maniera ancora assolutamente insufficiente, la capacità di sorveglianza genomica delle varianti di SARS-CoV-2 sta aumentando: dallo 0,5% dei casi sequenziati a gennaio, al 2,5% della prima metà di giugno. Sempre meno del 5% richiesto dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), ma quantomeno è un inizio.
Sequenziamento
D’altronde «aumentare il sequenziamento» come ha spiegato Mario Draghi ieri in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue, insieme al «continuare con determinazione la campagna vaccinale» e «continuare e aumentare i tamponi», sono le uniche armi a nostra disposizione per evitare di ripiombare in una situazione ben più difficile di quella attuale.
Lo sa bene Locatelli che a SkyTg24 ha però precisato che «in funzione delle evidenze che avremo si possono prendere decisioni per cercare di contenere il tutto».
Indice Rt resta a 0,69 e scende l'incidenza. Iss: «Contro variante Delta servono più vaccini»
La situazione
«Vaccinare. Vaccinare. Vaccinare» è anche la ricetta rilanciata dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, per stroncare la costante avanzata della variante Delta in Europa. I contagi d’altronde, sono già in crescita esponenziale nel Regno Unito (primo Paese seriamente colpito del Vecchio Continente) e il Portogallo, che invece preoccupa per le poche restrizioni imposte ai viaggiatori. In Italia invece - che da lunedì vedrà passare anche la Valle d’Aosta in bianco - l’impatto non è ancora evidente. Secondo il monitoraggio settimanale dell’Iss infatti, l’indice Rt è stabile a 0,69 e l’incidenza è a 11 nuovi casi su 100mila abitanti (contro i 17 dei 7 giorni precedenti).
Altrove però, non solo in Europa, l’impennata è già chiara. E così se il Giappone denuncia che la variante diventerà prevalente pochi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi (attorno al 12 luglio), la Russia fa i conti con 20mila nuovi contagi in 24 ore e il record di morti a Mosca, 600.
Non solo. La situazione è in evoluzione anche in Australia, dove diversi quartieri di Sydney sono stati chiusi, e soprattutto in Israele. Nel Paese che per primo aveva cantato vittoria contro il virus, grazie ad una rapidissima campagna di vaccinazione di massa, il governo ha reintrodotto l’obbligo di mascherina al chiuso, abolito lo scorso 15 giugno. Un passo indietro che, si spera, non dovrà esser
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