Variante Delta in Italia al 22%, Lazio 10 punti sopra. Ma i contagi sono in calo

Variante Delta in Italia al 22%, Lazio 10 punti sopra. Ma i contagi in calo
di Francesco Malfetano
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Sabato 3 Luglio 2021, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 15:50

In Italia quasi un caso su 4 è dovuto alla variante Delta. Nel Lazio invece, più di 1 su 3. A certificarlo, per la prima volta con esattezza da quando nel resto d’Europa i contagi hanno ripreso a risalire, è l’Istituto superiore di sanità. L’Iss infatti ieri ha pubblicato gli attesi risultati dell’indagine rapida sulla presenza delle varianti nella Penisola stabilendo come la prevalenza della B.1.617.2, l’ex mutazione indiana in pratica, al 22 giugno scorso si sia attestata al 22,7%. Decisamente in aumento rispetto all’1% individuato dall’indagine precedente, quella del 28 maggio scorso. «La crescita della prevalenza della variante Delta è un dato atteso, che deve essere monitorato con grande attenzione», ha infatti commentato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, sottolineando inoltre come sia fondamentale, in questa fase, il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai.

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Variante Delta, le Regioni

Il report realizzato dall’Iss insieme alla Fondazione B. Kessler, basato su 772 sequenziamenti realizzati da 113 laboratori, evidenzia inoltre come la Delta sia stata identificata in 16 Regioni (con un range tra lo 0 e il 76%) e sia destinata a scalzare le altre mutazioni presenti in Italia. Sono in calo ad esempio, tanto la variante Alfa, prima denominata “inglese”, ora al 57,8% che la Gamma (ex “brasiliana”), all’11,8%. Situazione atipica nel Lazio: non solo è l’unico territorio ad identificare come prevalente con il 36,8% dei casi sequenziati la P.1, ovvero la variante Gamma (Alfa è invece al 27,4%), quanto registra un incremento della variante Delta più marcato rispetto a molte altre regioni: dal 18 maggio a oggi si è passati dal 3,5% al 34,9% dei nuovi casi accertati.  Un dato che emerge dallo studio dell’Istituto Spallanzani (poi confluito nel report Iss) che mostra come in un mese vi sia stato un incremento di 10 volte della proporzione di variante Delta sul territorio regionale. «Il 74,5% di questi casi riguarda persone non vaccinate, una proporzione - ha spiegato l’assessore alla sanità laziale Alessio D’Amato - che raggiunge il 94% se si aggiungono anche i soggetti vaccinati con una sola dose». Gli altri territori più colpiti dalla variante Delta nell’ultimo mese sono l’Abruzzo (dove è già prevalente, passando dallo 0 al 56,3%), le Marche (prevalente con il 44,4%, a giugno era a 0), la Sardegna (prevalente con il 66,7%, prima 2,9%), la Provincia autonoma di Bolzano (prevalente con il 60%) e anche la Lombardia, passata dal 2,5% del monitoraggio precedente al 38,2% attuale. Per cui dati alla mano (aggiungendo al computo anche Liguria e Friuli dove pure interessa la maggioranza dei casi) la variante è prevalente in 6 Regioni. 
In ogni caso, come testimoniano invece i dati settimanali del ministero della Salute, l’avanzare della variante Delta - e della sua sotto-variante Kappa - per ora non porta ad un incremento dei casi, a differenza di quanto accade ad esempio in Regno Unito e Portogallo.

Anzi, «Si osserva una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (1.578 vs 2.407 la settimana precedente)». Ma in calo sono anche la pressione sugli ospedali, l’incidenza (9 su 100mila abitanti, contro i 12 di sette giorni fa) e l’Rt (passato da 0,69 a 0,63). 

 

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L’altra variante

Neanche il tempo di fare - letteralmente - i conti con le mutazioni già presenti in casa, che iniziano a presentarsene altre addirittura più pericolose. È il caso della Epsilon, rilevata inizialmente in California e nei giorni scorsi inserita nel gruppo delle varianti del virus Sars-CoV-2 che destano preoccupazione. Secondo una ricerca coordinata dal biochimico Matthew McCallum, dell’Università di Washington a Seattle e pubblicata sulla rivista Science, Epsilon sembra essere resistente ai vaccini a Rna messaggero e a quelli generati dall’infezione da virus SarsCoV2. Presto in ogni caso per fare allarmismo. Lo studio è basato su soli 57 campioni e la variante in Europa è ancora poco diffusa con 85 casi sequenziati e pubblicati sulla banca dati internazionale Gisaid (2 anche in Italia). D’altro canto, buone notizie arrivano invece da Johnson&Johnson. L’azienda produttrice del vaccino monodose già somministrato a 2 milioni di italiani ha infatti fatto sapere o (in uno studio pre-pubblicazione) che il farmaco non solo fornisce una risposta immunitaria che dura almeno otto mesi quanto soprattutto che risulta efficace contro la variante Delta.

 

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