Vaccino, Vaia (Spallanzani): «Immunizziamo i giovani per mandarli in vacanza»

Covid, Vaia (Spallanzani): «Immunizziamo i giovani per mandarli in vacanza»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 21 Luglio 2021, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 11:41

Uscire dall’incubo si può ma solo «vaccinando, vaccinando e vaccinando». Lo ripete per ben tre volte senza quasi riprendere fiato, Francesco Vaia direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani: «Bisogna fidarsi della scienza e capire che il vaccino e il “Green pass” non sono atti contro le persone ma strumenti di protezione».

Dottor Vaia, i contagi da Covid continuano a crescere in tutta Italia, i nuovi positivi sono perlopiù giovani o persone non vaccinate. È una curva destinata ancora a salire?
«È destinata a crescere inevitabilmente se non vacciniamo sempre più vaste fasce di popolazione e in particolare i giovani.

I nuovi contagi nel 90% dei casi riguardano ragazzi, non vaccinati o vaccinati con una sola dose. Questa percentuale deve far riflettere e far insistere la sanità pubblica a vaccinare ancora di più. Il vaccino non è una pozione miracolosa ma uno strumento efficace a cui bisogna aggiungere le azioni individuali che non devono essere irresponsabili». 

Molti ragazzi riempiono le strade, le piazze, partono per l’estero, ritornano. Devono essere assunte misure specifiche per frenare l’esuberanza?
«Il livello di attenzione si è abbassato in tutta la popolazione. Ai giovani dico: prima di partire per le vostre strameritate vacanze vi dovete vaccinare e noi li rincorreremo dappertutto. Nel Lazio stiamo per attivare un punto vaccinale dentro l’aeroporto di Fiumicino al Terminal 3 dove daremo la possibilità per chi ha fatto la prima dose di ricevere la seconda o di iniziare il percorso».

Molte persone, giovani compresi, però al vaccino non credono. Che si fa con loro?
«Il problema non sono i no-vax che non sono tantissimi, quelli che pesano e ci devono preoccupare sono gli esitanti, i confusi, i disorientati da una campagna di comunicazione sbagliata».

Si riferisce al “cortocircuito” sull’impiego di AstraZeneca?
«La campagna sul vaccino adenovirale e in particolare su AstraZeneca ha confuso l’opinione pubblica generando perplessità tra giovani ma anche tra chi ha 60 anni. Le autorità regolatorie non hanno deciso, come invece avrebbero dovuto fare, ma hanno raccomandato e infatti della fascia over 60 ci sono ancora più di 2 milioni di persone da recuperare. Poi ci sono i giovani e non è vero che non si vogliono vaccinare ma non si sono ancora vaccinati perché giustamente sono state privilegiate le categorie più fragili».

Però partono per l’estero, per le vacanze, e tornano positivi.
«Il tema non è limitare, il problema sono i comportamenti, le regole e i protocolli. Se sei vaccinato con la doppia dose o hai tampone negativo di 24/48 ore puoi fare tutto. Non sono per tornare indietro ma se vai all’estero dipende da come lo fai: se sei vaccinato in doppia dose il rischio di contagiarti oscilla tra il 6 e l’8%».

A Roma la recrudescenza dei casi è tornata anche a causa dei festeggiamenti per gli Europei di calcio, per le folle e i caroselli in strada, quanto hanno influito questi comportamenti e per quanto ne sentiremo gli effetti?
«L’atteggiamento irresponsabile è sempre da condannare ma a volte succede questo: fai peggio se vieti ma se ti sei dato un protocollo lo devi osservare e far osservare altrimenti non fermiamo atteggiamenti irresponsabili. Il presiedente Draghi aveva fatto un appello, oggi gli eventi sportivi si possono fare e si possono vivere ma in questa fase con un numero estremamente ridotto e con la doppia vaccinazione. Io stesso andrò a un concerto presto ma ho concluso l’iter vaccinale. Sugli effetti a Roma dobbiamo aspettare un paio di settimane per capire se i focolai si chiudono o se ne emergono degli altri. Ma voglio sottolineare un aspetto».

Prego.
«Ora il tema non è se posso andare al pub o a quell’evento. Pesano i comportamenti: se un locale ospita 90 persone invece di 30 c’è un problema».

Ripristinerebbe l’uso della mascherina all’aperto?
«È una sciocchezza, i giovani e gli adulti possono fare tutto se vaccinati in doppia dose con seguente “Green-pass”. Io porto sempre con me la mascherina e la uso se sono all’aperto di fronte a persone che non conosco e se c’è folla. Il vaccino in doppia dose tra l’80 e il 90% ti protegge anche dal contagio pur essendo nato per limitare la malattia. Possiamo e dobbiamo consentirci tutto ma dentro le regole. Da aperturista convinto dico: non torniamo indietro». 

Del Green pass che uso disporrebbe?
«È un atto premiale non un limite alla libertà individuale. Oltre il 70% dei cittadini è favorevole perché si è vaccinato e chiede “Quindi?” Quindi ti puoi permettere delle cose. Il Green pass è il nostro “Telepass”».

È favorevole all’obbligatorietà vaccinale?
«Sì al vaccino obbligatorio per il personale sanitario e per tutte le persone impiegate nel pubblico, anche la cassiera del supermercato».

A ottobre i primi vaccinati dovranno sottoporsi alla terza dose?
«Valuteremo più in là, se dovessimo accorgerci che le difese non bastano si farà la terza dose». 

A chi pubblicamente, per il ruolo che ricopre, dice “no al vaccino” “no al Green-pass” che risponde?
«Non rispondo, lo fa la scienza che non ha interessi se non quello di proteggere le persone».
 

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