Covid, «vaccino in gravidanza potrebbe proteggere il feto»: trovati anticorpi nel cordone ombelicale

Covid, «vaccino in gravidanza potrebbe proteggere il feto»: trovati anticorpi nel cordone ombelicale
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Martedì 9 Febbraio 2021, 16:11 - Ultimo aggiornamento: 16:22

Il vaccino per il Covid-19 somministrato in gravidanza potrebbe proteggere il bambino dal virus. Lo suggerisce un caso, descritto dai ricercatori della Florida Atlantic University in un articolo ancora in preprint, ossia non ancora sottoposto alla revisione della comunità scientifica, che descrive la scoperta di anticorpi contro il virus SarsCoV2 nel sangue del cordone ombelicale. Lo studio riguarda un'operatrice sanitaria che ha ricevuto la prima dose del vaccino Moderna, incinta, tre settimane prima del parto. La bimba, che è nata sana e a termine, aveva gli anticorpi del tipo IgG nel sangue del cordone ombelicale, e questo, secondo i ricercatori, «suggerisce che c'è il potenziale per una protezione e una riduzione del rischio di infezione dalla vaccinazione materna». Prima di trarre conclusioni, precisano gli autori della ricerca, servono studi ulteriori per capire sia quale potrebbe essere il momento ideale per la vaccinazione, sia l'effettiva efficacia degli anticorpi.

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La questione della vaccinazione anti Covid in gravidanza è ancora oggetto di dibattito, dovuto al fatto che le donne incinte non sono state incluse negli studi clinici. «In Italia - sottolinea un documento pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) - si offre alle donne in gravidanza e allattamento la possibilità di scegliere, con il supporto dei professionisti sanitari, se sottoporsi o meno alla vaccinazione dopo una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio. La scelta di non escludere la vaccinazione in gravidanza riguarda le donne che presentano un alto rischio di esposizione al virus SARS-CoV-2 e/o hanno condizioni di salute che le espongono a un rischio di grave morbosità materna e/o feto/neonatale a seguito dell'infezione. In questi casi selezionati le donne sono invitate a discutere individualmente i potenziali benefici e rischi con i professionisti sanitari che le assistono, al fine di prendere una decisione informata e consapevole». 

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