La corsa dei vaccini sta rallentando. Buona parte delle somministrazioni sono concentrate sui richiami, questo significa che una fetta importante della popolazione dovrà aspettare prima di iniziare il percorso verso l’immunizzazione. Per luglio è stato confermato il taglio del 30 per cento delle dosi consegnate da Pfizer (le aveva anticipate a giugno) e le Regioni ora rischiano di rinviare prenotazioni già concesse. Ecco, mentre ogni giorno viene ripetuto che la variante Delta può essere fermata solo dal completamento delle vaccinazione di più persone possibile e nonostante il fatto che il terzo trimestre dovesse essere quello della spallata finale al Covid grazie a un’abbondanza di fiale, ci stiamo accorgendo che l’estate porta a un rallentamento.
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CONFRONTO
L’assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, è il coordinatore della sanità all’interno della Conferenza delle Regioni.
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Ma cosa raccontano i numeri a proposito della frenata della corsa alla vaccinazione? Premessa: il piano vaccinale del commissario, per fine luglio, prevedeva che il 60 per cento degli italiani fossero immunizzati; oggi siamo al 30 e appare difficile che in quattro settimane si raddoppi la percentuale. Non solo: la media giornaliera dell’ultima settimana è stata di 542mila iniezioni, in quella precedente era a 539mila, andando a ritroso ancora si era a 547mila. Insomma, siamo in una fase di stagnazione, non di accelerazione. Eppure ci si aspettava a un’estate ricca di dosi a disposizione. Con una aggravante: le Regioni stanno usando AstraZeneca solo per i richiami perché gli over 60 non ancora vaccinati non lo vogliono; anche Johnson&Johnson ormai viene somministrato pochissimo, il 40 per cento è fermo nei frigoriferi. «Questo è inspiegabile - dice D’Amato - noi stiamo usando J&J, se andate a verificare il report dell’Aifa sulle reazioni avverse dei quattro vaccini, è quello che in percentuale ha meno segnalazioni. Impostare una campagna vaccinale, di fatto, su un unico vaccino, Pfizer, ci porterà inevitabilmente come Paese a un rallentamento».
RICHIAMI
Il fisico Francesco Lucchetta ha realizzato un grafico per mostrare come nelle ultime settimane le prime dosi si siano fermate. «Eravamo arrivati anche a 500 mila, ora sono crollate a 250 mila al giorno» spiega su Twitter. Questo, alla lunga, può rappresentare un problema. Va detto che, per arginare la variante Delta che ha mostrato di aggirare la sola prima dose, l’Italia ha deciso di ridurre il tempo di attesa del richiamo. Ma questo ha avuto come effetto collaterale una clamorosa frenata delle prime somministrazioni. Con il rischio, presto, di scoprire che una fetta significativa della popolazione a settembre non avrà neppure cominciato il percorso vaccinale.