L’obiettivo è di arrivare a venti milioni di vaccinati entro giugno, su una popolazione di aventi diritto di cinquanta milioni. Accelerare la campagna di vaccinazione è il primo obiettivo del nuovo esecutivo che preme su Bruxelles per avere più dosi mentre prepara i grandi spazi (caserme, campi da gioco, fiere) dove procedere alle vaccinazioni. L’entrata in commercio a breve anche del vaccino di Johnson&johnson, peraltro monodose e quindi senza necessità del richiamo, aiuta il governo a stringere i tempi evitando di imbarcarsi in acquisti sul mercato o di ricorrere al vaccino russo o cinese. La riunione del G7, prevista per oggi in videoconferenza, sarà la prima per Draghi e per il presidente americano Biden, ma sarà anche la prima occasione per affrontare il tema della pandemia partendo proprio dai vaccini. Lavorare insieme, senza farsi la “guerra” sui mercati e garantendo una distribuzione equa che tenga conto anche dei paesi a basso reddito. Niente sovranismo e nazionalismo ma cooperazione, certificata dal ritorno degli Usa nell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Lazio, dal 1° marzo via alla vaccinazione dei 65enni dai medici di base
NODI
In Italia la settimana che si sta concludendo è tra quelle in cui si è vaccinato di meno. Certo, mancano le dosi, Moderna non ha inviato i quantitativi previsti. Dovrebbe andare meglio la prossima: ne sono attese 1,2 milioni (tra Pfizer, AstraZeneca e Moderna).
A marzo i quantitativi aumenteranno, ma il vero salto di qualità ci sarà tra aprile e giugno: contando anche Johnson&Johnson che sarà autorizzato da Ema il 15 marzo e Curevac, per il quale è iniziata la rolling review (l’analisi dei dati della sperimentazione), è programmata la consegna di 64,5 milioni di dosi. Pur tenendo conto che tra le dosi programmate e quelle consegnate c’è sempre uno scarto, si può ipotizzare che tra aprile e giugno arriveranno almeno 40 milioni di dosi. Draghi vuole anche portare in Italia la produzione dei vaccini, ma è una operazione complicata per la quale è necessario del tempo. C’è un altro problema da affrontare: Aifa ha innalzato a 65 anni l’età massima a cui somministrare il vaccino di AstraZeneca e questo aiuterà nella vaccinazione rapida di categorie come gli insegnanti e le forze dell’ordine. Ma le notizie poco accurate sulla efficacia di questo vaccino stanno causando problemi in tutta Europa: è già successo con alcuni medici che dovevano essere vaccinati ma rifiutavano AstraZeneca in Italia; casi analoghi anche in Germania, Austria e Bulgaria. C’è chi vorrebbe scegliersi il vaccino perché vorrebbe essere protetto con Pfizer o Moderna, ma questo rallenterebbe ulteriormente la campagna vaccinale. Dagli scienziati parte un appello: «AstraZeneca è un vaccino affidabile, sbagliato rifiutarlo».