Vaccino Astrazeneca, perché l'Europa è lenta a dare il suo via libera?

Vaccino Astrazeneca, perché l'Europa è lenta a dare il suo via libera?
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Domenica 24 Gennaio 2021, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 07:29

Il vaccino di AstraZeneca è già stato autorizzato per uso emergenziale nel Regno Unito, in India, in Messico, in El Salvador, nella Repubblica domenicana, in Brasile, in Argentina, in Thailandia, in Nepal, in Bangladesh, in Sud Africa, in Marocco, alle Maldive, in Bhutan. Non nell'Unione europea, con l'eccezione dell'Ungheria. Il Regno Unito, in particolare, ha dato il via libera il 30 dicembre. La Ue aspetta che Ema si pronunci il 29 gennaio, dunque con un ritardo rispetto agli inglesi di un mese. Lo stesso sfasamento dei tempi c'è stato per Pizer-BioNTech: l'agenzia regolatoria del Regno Unito, la Mhra, ha approvato il vaccino il 2 dicembre; quella degli Stati Uniti, la Fda, il 14.

Covid, Lazio: «Sì al vaccino russo Sputnik 5», l’immunità solo nel 2022

Vaccini, l'Europa resta indietro L'Italia in crisi fa causa alle aziende


TEMPI
L'Ema, l'agenzia europea, si è invece pronunciata il 21 dicembre e solo dopo che dalla Germania ci sono state delle spinte a fare presto, visto che la decisione inizialmente era prevista per una settimana più tardi. Arrivare sempre dopo degli altri, significa partire dopo, con il rischio che nel frattempo il virus corra e causi dei morti, ma anche che la ripartenza della società avvenga in ritardo, dunque con danni significativi per l'economia. Sull'altro piatto della bilancia, va detto, un processo decisionale più ponderato dovrebbe evitare passi falsi e soprattutto consentire di verificare eventuali effetti collaterali del vaccino in questione nei Paesi che già lo stanno somministrando.
Ma c'è un'altra ragione che rende più macchinosa la procedura dell'Ema (European Medicines Agency), un'agenzia che ha sede ad Amsterdam, in Olanda.

Lo ha spiegato in più occasioni Marco Cavaleri, un italiano responsabile del settore vaccini di Ema: quella che rilascia l'agenzia europea è una vera e propria approvazione, anche se condizionata; «mentre gli inglesi autorizzano solo l'uso in emergenza di un vaccino che non è però approvato; inoltre, hanno fatto considerazioni legate alla situazione, molto grave, della pandemia nel Regno Unito». In linea teorica, ogni Paese dell'Unione europea potrebbe autorizzare l'uso in emergenza di un vaccino non approvato da Ema come fece il Regno Unito a inizio dicembre (la Brexit formalmente non era ancora completata)? «In linea teorica sì. Ma gli stati membri della Ue preferiscono avere un fronte comune, affidandosi alle decisioni di Ema». Solo l'Ungheria non ha rispettato la linea unitaria europea e ha deciso di approvare l'uso sia di Sputnik 5 (che ha già acquistato) sia di AstraZeneca. Il governo ungherese è stato critico nei confronti dei tempi dell'Ema. L'esame dell'agenzia europea dei dati emersi dalla sperimentazione dei vari vaccini è particolarmente meticoloso, al di là dei limiti della burocrazia che qualcuno denuncia. E comunque c'è stata un'accelerazione rispetto al normale percorso di approvazione di un farmaco.


FORMULA
Per Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson c'è il ricorso alla formula della rolling review, una sorta di esame in corsa, mano a mano che la sperimentazione procede e vengono forniti i dati della sperimentazione. Questo consente poi di esprimere un parere in tempi più veloci del normale viene completata la consegna dei documenti. Ma il Regno Unito, gli Stati Uniti e Israele hanno dimostrato che in una situazione di emergenza - che significa decine di migliaia di morti ma anche crollo dell'economia - è possibile procedere con tempi ancora più rapidi. L'obiettivo dell'Europa è anche quello di mostrare alla popolazione che non si bruciano le tappe per non alimentare la propaganda no-vax. Probabilmente è stato solo in parte raggiunto: magari dialoghi con gli indecisi, ma non con chi, per partito preso, sarà sempre contrario alla scienza.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA