Vaccini, quando il selfie non è più moda ma un simbolo di speranza

Vaccini, quando il selfie non è più moda ma un simbolo di speranza
di Maurizio Ridolfi
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Domenica 17 Gennaio 2021, 18:30

Maurizio Ridolfi è un medico di medicina generale di Roma. Ha una specializzazione, si è laureato 32 anni fa e da 23 lavora in un quartiere della Capitale. Da quando è iniziata la pandemia sta vivendo l'esperienza forse più impegnativa sul piano professionale e umano di tutta la sua carriera. Un'esperienza che qui, da quella sorta di trincea che è diventato il suo studio, intende raccontare.

Tra le immagini più frequentemente visibili negli ultimi giorni su internet, quelle dei selfie scattati dai medici e dagli infermieri durante la propria vaccinazione hanno guadagnato un posto privilegiato.

Anche io, pochi giorni fa, sono stato vaccinato e, pur non indulgendo nella classica immagine con il braccio scoperto all’atto della vaccinazione, ho voluto ricordare questa esperienza con una foto scattata davanti all’ambulatorio vaccinale. Qualcuno ha criticato questa nuova moda dei “selfie vaccinali” ma, a ben guardare,
cosa c’è dietro questa serie di foto di un atto che, pochi mesi fa, non avrebbe suscitato interesse alcuno?

Una sola parola: speranza. La speranza di un nuovo ritorno alla Vita, con la V maiuscola. La speranza, finalmente, di avere un’arma che ci aiuti ad uscire da un incubo che attanaglia e agita le nostre vite. La speranza di non essere più ostaggi di un nemico invisibile e spesso mortale.

La speranza di una luce in fondo al tunnel che ci preannunci un nuovo giorno.

I volti sorridenti dei vaccinati sono equiparabili, con le dovute differenze, a quelli deivecchi filmati che testimoniavano la fine della guerra, con le popolazioni che finalmente tornavano alla Vita e si lasciavano alle spalle sofferenze e morte. E’ solo un primo passo, ma in quella siringa riponiamo molto del nostro futuro e, come medico di famiglia, non vedo l’ora di poter essere coinvolto nel contribuire a restituire un futuro di speranza alla nostra gente.

Aspetto con impazienza l’arrivo dei vaccini che potremo somministrare. Già ora molti pazienti mi chiedono fiduciosi quale sarà l’iter che li potrà portare ad immunizzarsi contro il Covid. E poco importa che esistano ancora i classici scettici pronti a buttare nella spazzatura decenni di sviluppo scientifico ed un miracolo che ci ha permesso, in
meno di un anno, di produrre un’arma contro questo terribile nemico.

Vacciniamoci, tutti. E per tutti potrà essere come la famosa foto del bacio del marinaio all’infermiera in Times Square a New York il giorno in cui terminò la Seconda Guerra Mondiale: la fine di un incubo e l’inizio di una nuova Vita.
 

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