Vaccini, perché serve immunizzare gli anziani: «Così mortalità abbattuta del 90%»

Vaccini, perché serve immunizzare gli anziani: «Così mortalità abbattuta del 90%».
di Graziella Melina
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Venerdì 16 Aprile 2021, 01:49 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 10:16

Nella campagna vaccinale anticovid gli anziani vanno protetti per primi e subito. I dati della pandemia dovrebbero essere un monito: al 30 marzo 2021, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’età media dei pazienti deceduti è di 81 anni, quella mediana (cioè prevalente) di 82. La mortalità è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che più frequentemente contraggono l’infezione, che è di 47 anni. Le donne decedute dopo essersi ammalate a causa del Sars Cov 2 hanno un’età più alta di 4 anni rispetto agli uomini.

«La letalità, cioè il rapporto tra morti e quelli che si sono infettati - precisa Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - negli ultra ottantenni è circa del 30 per cento, e nelle persone tra i 70 e gli 80 anni del 20 per cento.

Mente invece i morti sopra i 70 anni sono il 90 per cento del numero totale dei deceduti. Vuol dire che andando a vaccinare tutti gli ultra 70enni, sostanzialmente la mortalità viene abbattuta del 90 per cento. Se poi ci aggiungiamo i fragili, arriviamo al 99 per cento. Quindi - rimarca Signorelli - vaccinando gli anziani, anche l’infezione che circola non fa più morti, perché le forme gravi non richiedono le terapie intensive».

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Le raccomandazioni 

Che sia necessario dunque vaccinare prima i nonni gli esperti lo raccomandano da tempo. «Gli anziani - spiega Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma e vice presidente della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) - vanno vaccinati per primi perché sono quelli che sono più a rischio di sviluppare una malattia severa, di morire e poi perché, non dimentichiamolo, sono quelli che comportano un forte aggravio per il carico assistenziale negli ospedali. Proprio per questo - chiarisce Mastroianni - sarei stato favorevole ad una vaccinazione per fasce di età, come hanno fatto gli israeliani, il metodo che hanno adottato è infatti più semplice e permette di salvaguardare la popolazione più vulnerabile». C’è poi un dato che anche in Italia è confortante.

«Già sulle rsa - prosegue Mastroianni - notiamo numeri bassi di mortalità dopo la vaccinazione. Credo che anche quando dovremo fare i richiami dei vaccini, bisognerà dare la priorità alle categorie più a rischio». Il covid provoca «una malattia grave potenzialmente mortale soprattutto negli anziani e i più fragili - ribadisce Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive dell’Università di Pisa - quindi se abbiamo già fatto pagare agli over 80 un prezzo incommensurabile, bisogna garantire la loro protezione completa e rapida, per poi scendere alle decadi inferiori. Accanto all’età, va tenuto attivo anch’esso in modo rapido il canale della tutela dei vulnerabili, i malati che anche indipendentemente dall’età hanno gravi patologie che li espongono al rischio di covid grave e potenzialmente mortale. Ricordiamo che a Pisa nel 2020 - prosegue Menichetti - in poco più di mille ricoverati abbiamo avuto un tasso di letalità del 24 per cento e prevalentemente una mediana di 80 anni». Non c’è dunque tempo da perdere.

L'avvertimento 

«Considerando che i problemi di potenziali eventi avversi correlati al vaccino si sono verificati quasi esclusivamente nel sesso femminile sotto i 55 anni - mette in guardia Menichetti - è un motivo in più per spingere l’acceleratore sulla vaccinazione degli over 60 con AstraZeneca laddove disponibile». Il vaccino rappresenta dunque l’unica via di salvezza e persino le eventuali reazioni gravi ormai non devono preoccupare. Grazie ad un’intuizione di un gruppo di esperti in coagulazione coordinati da Rossella Marcucci dell’Università di Firenze, è stata infatti trovata la cura che permette di affrontare i possibili casi di Vitt, ossia di trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino.

Il presupposto, come spiega l’ematologo Vittorio Forte, responsabile dell’ambulatorio di emostasi e trombosi del policlinico Tor Vergata di Roma, è che «il vaccino possa determinare un meccanismo simile a quello che si instaura con l’eparina. Il sistema immunitario cioè produce anticorpi contro le piastrine, determinando il famoso episodio della Vitt. Nel trattamento di queste reazioni si prevede la somministrazione di farmaci antitrombotici non eparinici e nel caso in cui ci sia una situazione di piastrinopenia particolarmente grave è possibile utilizzare immunoglobuline e cortisone. Questa terapia - puntualizza Forte - è fondamentale. Adesso sappiamo almeno tamponare precocemente questo tipo di reazioni». 

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