Vaccini, Italia divisa in due: in Lombardia dosi ai 16enni, ma Sicilia e Calabria sono indietro con gli anziani

Vaccini, Italia divisa in due: dosi a 16 anni, ma è indietro sugli anziani
di Mauro Evangelisti
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Sabato 15 Maggio 2021, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 10:16

Sulle classi di età da vaccinare l’Italia si sta spaccando. Ogni Regione segue strategie differenti e si passa da un annuncio all’altro: sembra quasi un gioco al rialzo per mostrare chi immunizza i più giovani. Tutto comincia con la circolare del commissario Figliuolo: dal 17 maggio le Regioni possono partire con i quarantenni. Evviva, vuole dire che gli anziani sono già stati protetti e che abbiamo dosi a sufficienza per quelli nati negli anni Settanta-Ottanta? Calma. Figliuolo riporta tutti con i piedi per terra: «Ho aperto alle prenotazioni per i quarantenni, ma non vuol dire che da lunedì inizieremo a vaccinarli, dovrei avere una fornitura nascosta. Le dosi per coprire quella fascia d’età non arriveranno prima di fine maggio-inizio giugno». E Figliuolo aggiunge: «Il focus nazionale rimane sugli over 80, ne mancano ancora molti all’appello».

A complicare lo scenario emerge che nel piano delle vaccinazioni nelle aziende (a giugno) si punterà, secondo un documento Inail, su lavoratori dei supermercati, del trasporti, della logistica e del turismo.

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, promette: «Noi vaccineremo anche i turisti» (ma in quella regione il 31 per cento dei settantenni è a zero dosi).

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Anziani

Più in generale, mentre promettiamo una dose ai quarantenni in Italia non ne ha ricevuta neppure una il 25 per cento dei settantenni e il 47 per cento dei sessantenni. E perfino tra gli ottantenni, per il quale la media nazionale è di almeno una dose all’89 per cento, in Calabria e Sicilia uno su quattro non ha ricevuto neppure una iniezione. Intanto, gli annunci delle Regioni sono scattati. Campania: oggi sarà aperta la piattaforma per le adesioni della fascia di età 45-49, per quella 40-44 basta aspettare martedì. La Lombardia non resta a guardare e si porta avanti con l’annuncite: «Il 2 giugno apriremo la vaccinazione alla fascia 16-29 anni».

Il Lazio era stata la prima Regione a superare le colonne d’Ercole della classe 1960 arrivando ai cinquantenni, ha già aperto le prenotazioni alle classi 1968 e 1969 e lunedì arriverà ai nati nel decennio successivo. In parallelo, il Lazio aumenta le forniture di vaccini girate ai medici di base: i più coscienziosi, la stragrande maggioranza, sta immunizzando pazienti fragili e anziani, ma c’è un margine di discrezionalità che rischia di dare la stura a vaccinazioni di ventenni e trentenni. Il Lazio ha formalizzato la richiesta a Figliuolo di 100mila dosi di AstraZeneca non utilizzate in altre regioni.

In Emilia-Romagna da lunedì potranno già prenotarsi i quarantenni, in Veneto hanno aperto a questa fascia di età già ieri. Formalmente anche Sicilia e Calabria da lunedì aprono ai quarantenni, ma questi annunci però si scontrano con la realtà: si chiamano quelli nati nel 1980, ma ancora ci sono moltissimi anziani che non hanno ricevuto neppure una dose. I dati: Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno già somministrato almeno una dose all’80 per cento dei settantenni, il Lazio è al 73,5 ma è la Regione con la percentuale più alta di colore che hanno completato il percorso vaccinale in quella fascia di età (31,6 per cento). Sicilia e Calabria aprono sì alle prenotazione dei quarantenni, ma hanno somministrato almeno una dose a una percentuale molto bassa di settantenni, rispettivamente il 59,2 e il 63,6 per cento. Se poi guardiamo ai sessantenni, il quadro è più sconfortante.

In Toscana appena il 28 per cento ha ricevuto almeno una dose, in Umbria siamo sotto al 30 per cento. Per questo c’è stata anche qualche voce critica di fronte al via libera di Figliuolo ai quarantenni. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna: «Possiamo anche aprire, ma diremo: iscrivetevi e poi vi chiameremo appena ci sarà la possibilità. Dico la verità: prima di fare un quarantenne sano, mi preoccupo di chi ha patologie o di chi ha 60-70 anni e ancora non abbiamo fatto». Guido Bertolaso, che segue la campagna vaccinale della Lombardia, dice: «Molti hanno letto la decisione del generale Figliuolo sulle aperture agli over 40 come un dato positivo, ma non ritengo sia tale. Aprire ai quarantenni ci creerebbe un problema perché abbiamo tutte le agende di maggio e giugno piene non c’è più posto».

 

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