Per lo più anabolizzanti – ormoni della crescita, testosterone, insulina – ma non mancano anche antitumorali: formalmente medicinali, alcuni considerati “salvavita”, eppure falsi, totalmente contraffatti. Perché, nelle fiale intercettate e sequestrate dai militari della Guardia di finanza all’aeroporto di Fiumicino non c’era nessun principio attivo. Peggio: si trattava di sostanze tossiche oppure, in alcuni casi, di semplice soluzione fisiologica mista a coloranti. E le pasticche? Caramelline, alcune al gusto di menta. Farmaci placebo, in sintesi, immessi però sul mercato come fossero veri. E non è solo un discorso di contraffazione: in gioco, infatti, c’è la salute delle persone. Ma le malattie pagano e la criminalità organizzata – spesso regista del sistema – lo ha capito già da tempo. Uno dei settori prediletti da chi proprio con la contraffazione fa affari d’oro è quello della rubinetteria: oltre 40 mila “pezzi” contenenti piombo e nichel sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza. Inutile dire che, anche in questo caso, i risvolti sulla salute sono pericolosissimi.
Un fenomeno sempre più preoccupato, certificato anche dall’Oms (Organizzazione mondiale per la sanità) e dall’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco). Difficile fare delle stime, ma si parla di almeno il 10% di medicinali contraffatti, circolanti nel settore farmaceutico mondiale, con picchi del 50% in alcuni Paesi africani come la Nigeria.
I SEQUESTRI
Non è un caso, allora, che tra gli ultimi sequestri eseguiti dalla Finanza a Fiumicino, il “cargo” di medicine false provenisse dal nord Africa, anche se poi la produzione veniva da Oriente.
I COSMETICI
Poi c’è il rischio concreto di sviluppare allergie o malattie varie con un’altra casistica di prodotti contraffatti: i cosmetici.
È il 24 marzo quando al Porto di Civitavecchia, durante il blitz a cui ha assistito Il Messaggero, il Nucleo operativo della Finanza intercetta – (in base a dei precisi fattori di rischio che spiegheremo) – l’arrivo di 4.622 colli di prodotti per la cura femminile dei capelli. Shampoo, creme e lisciante anticrespo perfettamente inscatolati e riconducibili ad un’azienda realmente esistente. I prodotti sarebbero dovuti arrivare in diversi punti vendita all’ingrosso della Capitale ma sono stati sequestrati (le analisi chimiche sono ancora in corso) perché contenenti il “butylphenyl”, un liquido incolore con un’alta profumazione simile al ciclamino o mughetto che dal primo marzo 2022 è stato vietato in quanto considerato tossico. Provenivano dal Perù, ulteriore fattore di rischio perché si tratta di un Paese che notoriamente non è specializzato nella produzione di cosmetici. Sulle confezioni sequestrate l’ingrediente era stato stampato per poi essere coperto da una striscetta adesiva che ne ometteva la presenza. «Per il porto di Civitavecchia – spiega il colonnello Fabrizio Stella, comandante del Gruppo di Civitavecchia della Guardia di Finanza – transitano ormai oltre 10 milioni di tonnellate di merci, la nostra attività si declina in tutte quelle attività doganali, compresa la tutela della salute». Stesso approccio seguito anche sul territorio dai cosiddetti “baschi verdi” che solo negli ultimi due mesi hanno denunciato 19 persone e proceduto a sequestro menale di 31.508 prodotti cosmetici proprio perché contenenti il “butylphenyl”. Tutti i prodotti avevano marchi famosi e conosciutissimi ed erano destinati a catene come “Risparmio casa”, “Casalandia”, “Cossuto”. «La presenza di certe sostanze in prodotti così diffusi ci porta ad aumentare i nostri controlli per contrastarne la pericolosità – commenta il colonnello Andrea Girella, comandante Gruppo pronto impiego Roma Guardia di Finanza – e, nel contempo, comprenderne il trend». Che, stando ai numeri, è in notevole crescita.
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