Farmaci antitumore e cosmetici falsi, il business che uccide: blitz a Civitavecchia e Fiumicino sugli arrivi dal Nordafrica

Non solo anabolizzanti, si trafficano anche antitumorali contraffatti spacciati per veri. Affari milionari in mano alla criminalità

Farmaci antitumore e cosmetici falsi, ecco il business che uccide. Acqua o caramelle al posto di medicinali
di Camilla Mozzetti
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Domenica 2 Aprile 2023, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 08:46

 Per lo più anabolizzanti – ormoni della crescita, testosterone, insulina – ma non mancano anche antitumorali: formalmente medicinali, alcuni considerati “salvavita”, eppure falsi, totalmente contraffatti. Perché, nelle fiale intercettate e sequestrate dai militari della Guardia di finanza all’aeroporto di Fiumicino non c’era nessun principio attivo. Peggio: si trattava di sostanze tossiche oppure, in alcuni casi, di semplice soluzione fisiologica mista a coloranti. E le pasticche? Caramelline, alcune al gusto di menta. Farmaci placebo, in sintesi, immessi però sul mercato come fossero veri. E non è solo un discorso di contraffazione: in gioco, infatti, c’è la salute delle persone. Ma le malattie pagano e la criminalità organizzata – spesso regista del sistema – lo ha capito già da tempo. Uno dei settori prediletti da chi proprio con la contraffazione fa affari d’oro è quello della rubinetteria: oltre 40 mila “pezzi” contenenti piombo e nichel sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza. Inutile dire che, anche in questo caso, i risvolti sulla salute sono pericolosissimi. 
Un fenomeno sempre più preoccupato, certificato anche dall’Oms (Organizzazione mondiale per la sanità) e dall’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco). Difficile fare delle stime, ma si parla di almeno il 10% di medicinali contraffatti, circolanti nel settore farmaceutico mondiale, con picchi del 50% in alcuni Paesi africani come la Nigeria.
 

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I SEQUESTRI

Non è un caso, allora, che tra gli ultimi sequestri eseguiti dalla Finanza a Fiumicino, il “cargo” di medicine false provenisse dal nord Africa, anche se poi la produzione veniva da Oriente.

Prodotti che poi, come successo ad una spedizione controllata di recente, fatto scalo a Roma, finiscono altrove. In una di queste, diretta a Budapest, i colli complessivi erano undici: 6.404 i blister di 5.637 articoli compresi le scatole di cartoncino e i fogli illustrativi che sarebbero serviti per la successiva immissione in commercio. C’erano anche 970 fiale di falsi antitumorali, contenenti (appunto) soluzione fisiologica colorata. I prodotti contraffatti sequestrati sono stati complessivamente 480.701. Una spedizione formalmente inappuntabile: questi farmaci falsi neppure viaggiavano nascosti in colli di altre merci. Sempre all’aeroporto di Fiumicino, i finanzieri hanno anche sequestrato una notevole partita di integratori alimentari provenienti sempre dalla stessa aerea geografica. L’azienda madre ne ha disconosciuto la proprietà attraverso l’analisi del numero dei “lotti” ma quegli integratori erano destinati per lo più al mercato del web: venduti in pochissimi minuti su svariati siti (specializzati e non) che promuovono prodotti del genere, spesso ricalibrando e abbassando il prezzo rispetto a quelli che si acquistano fisicamente nei negozi, farmacie e parafarmacie. Ovviamente la pericolosità dei farmaci falsi è data due volte su tre dall’assenza del principio attivo e quindi dall’inefficacia di quel prodotto: e, specie per determinate patologie, questo può essere particolarmente pericoloso. Chi le assume pensa che stia curando, e invece non è così. 

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I COSMETICI

Poi c’è il rischio concreto di sviluppare allergie o malattie varie con un’altra casistica di prodotti contraffatti: i cosmetici. 
È il 24 marzo quando al Porto di Civitavecchia, durante il blitz a cui ha assistito Il Messaggero, il Nucleo operativo della Finanza intercetta – (in base a dei precisi fattori di rischio che spiegheremo) – l’arrivo di 4.622 colli di prodotti per la cura femminile dei capelli. Shampoo, creme e lisciante anticrespo perfettamente inscatolati e riconducibili ad un’azienda realmente esistente. I prodotti sarebbero dovuti arrivare in diversi punti vendita all’ingrosso della Capitale ma sono stati sequestrati (le analisi chimiche sono ancora in corso) perché contenenti il “butylphenyl”, un liquido incolore con un’alta profumazione simile al ciclamino o mughetto che dal primo marzo 2022 è stato vietato in quanto considerato tossico. Provenivano dal Perù, ulteriore fattore di rischio perché si tratta di un Paese che notoriamente non è specializzato nella produzione di cosmetici. Sulle confezioni sequestrate l’ingrediente era stato stampato per poi essere coperto da una striscetta adesiva che ne ometteva la presenza. «Per il porto di Civitavecchia – spiega il colonnello Fabrizio Stella, comandante del Gruppo di Civitavecchia della Guardia di Finanza – transitano ormai oltre 10 milioni di tonnellate di merci, la nostra attività si declina in tutte quelle attività doganali, compresa la tutela della salute». Stesso approccio seguito anche sul territorio dai cosiddetti “baschi verdi” che solo negli ultimi due mesi hanno denunciato 19 persone e proceduto a sequestro menale di 31.508 prodotti cosmetici proprio perché contenenti il “butylphenyl”. Tutti i prodotti avevano marchi famosi e conosciutissimi ed erano destinati a catene come “Risparmio casa”, “Casalandia”, “Cossuto”. «La presenza di certe sostanze in prodotti così diffusi ci porta ad aumentare i nostri controlli per contrastarne la pericolosità – commenta il colonnello Andrea Girella, comandante Gruppo pronto impiego Roma Guardia di Finanza – e, nel contempo, comprenderne il trend». Che, stando ai numeri, è in notevole crescita.

 

 

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