Terza ondata Covid, perché non calano contagi e morti? Lo spettro della "variante italiana"

Covid, perché non calano contagi e morti? Lo spettro della "variante italiana"
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 1 Gennaio 2021, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 17:19

Inutile girarci intorno: il ritorno sopra 23 mila casi in un solo giorno ha alimentato una doppia preoccupazione. Non c’è solo il timore che già si avvertano gli effetti delle riaperture e dello shopping di Natale che hanno riacceso una terza ondata. La vera domanda è un’altra ed è molto più scivolosa: anche in Italia, come nel Regno Unito, c’è una variante di Sars-CoV-2 simile a quella inglese (o anche differente ma comunque molto più trasmissibile) che sta viaggiando più velocemente? In fondo ciò che è successo in Veneto, con un deciso incremento dei casi nelle ultime settimane, potrebbe essere la fotografia di ciò che sta per succedere nel resto del Paese.

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Il tema dei tamponi

Ma prima di arrivare a conclusioni è giusto affidarsi ai numeri, con un avvertimento: il confronto con le settimane precedenti ha delle controindicazioni perché i giorni festivi come il Natale o Santo Stefano modificano sempre la regolarità dell’effettuazione dei tamponi.

Negli ultimi giorni ne sono stati eseguiti pochi e può anche essere che oggi assistiamo al recupero dei test che attorno a Natale non erano stati fatti. Inoltre, questo ormai bisogna averlo chiaro, il tasso di tamponi positivi è diventato un dato poco attendibile, perché in molte regioni, a partire dal Lazio, si effettuano molti test antigenici rapidi che non vengono conteggiati nelle statistiche del Ministero della Salute.

Nell’ultima settimana (tra il 31 e il 25 dicembre) in Italia sono stati registrati 97.833 nuovi casi positivi, con una media giornaliera di 13.976 infetti. Come è andata nella settimana precedente? I nuovi casi, tra il 24 e il 18 dicembre, sono stati 106.156, media giornaliera 15.165. Dunque, su base settimanale c’è stata una flessione del 7,8 per cento. Questo ci porta a una conclusione, del tutto provvisoria, ma simile a quella che ci siamo ripetuti nelle ultime settimane: il numero dei casi sta diminuendo, ma molto più lentamente di quanto sperassimo. Va detto che i confronti sono complicati anche da un problema che c’è stato in Piemonte sul conteggio dei tamponi antigenici, per cui è interessante anche affidarsi al numero dei ricoveri, dato più affidabili. Attualmente in terapia intensiva ci sono 2.555 pazienti Covid, negli altri reparti 23.151; una settimana fa erano rispettivamente 2.589 e 24.070; due settimane fa erano 2.855 e 26.427; tre settimane fa 3.265 e 28.562. Anche qui: la pressione sul sistema sanitario è diminuita, ma molto, troppo, lentamente. E ricordiamoci sempre che, purtroppo, i meno posti occupati da pazienti Covid hanno anche una terribile concausa, il numero dei morti. Tanto è vero che ogni giorno in Italia finiscono, in media, 200 nuovi pazienti Covid in terapia intensiva.

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Nei prossimi giorni tutti questi numeri si consolideranno e capiremo se il ritorno delle Regioni in fascia gialla prima, le feste di Natale e fine anno poi (sia pure con le limitazioni ancora valide), ci faranno pagare un conto doloroso in termini di contagi. Il prossimo passaggio delicato è quello del 7 gennaio, quando riapriranno le scuole. Di certo, in questi giorni siamo in una situazione leggermente migliore di altri Paesi come Austria, Germania e Regno Unito, ma ormai questa pandemia ci ha abituati a lievi e lente flessioni e improvvise impennate. E presto dovremo guardare con più attenzione a un’altra tabella: quella del numero di persone vaccinate, in cui la Germania ha già un dato dieci volte più alto di quello dell’Italia.

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