Terza dose vaccino, Ricciardi: «Il richiamo sarà per tutti e diventerà periodico»

Terza dose vaccino, Ricciardi: «Il richiamo sarà per tutti e diventerà periodico»
di Graziella Melina
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 10:42

L’anno prossimo tutti gli italiani faranno la terza dose di vaccino, non solo le persone più fragili e i sanitari. A prevederlo è Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica di Roma. «A nove-dieci mesi dalla vaccinazione, una persona sana e in età non avanzata è ancora protetta» dice Ricciardi. «È plausibile però che nel 2022 tutti dovranno fare un richiamo del vaccino anticovid». 

Quando dovremo fare la terza dose del vaccino anticovid? 
«Si sta procedendo per evidenze scientifiche.

Quello che è certo è che la terza dose abbiamo cominciato a farla ai soggetti vulnerabili, perché si è visto che hanno una difesa immunitaria più debole. Poi tuteliamo anche i soggetti fragili per età, a maggior ragione se si trovano nelle residenze assistenziali. Infine, va protetto il personale sanitario. Abbiamo infatti osservato che, soprattutto negli operatori di una certa età, la protezione del vaccino sta diminuendo. Per quanto riguarda invece la popolazione generale, bisogna ancora aspettare. È presumibile però che a partire dal prossimo anno una dose di richiamo debba essere fatta da tutti, con una certa periodicità». 

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Perché la terza dose al personale sanitario, giovani inclusi, verrà data comunque, mentre invece per tutti gli altri occorrerà aspettare nuove evidenze scientifiche?
«Gli operatori sanitari sono maggiormente esposti al rischio rispetto agli altri e poi sono in media piuttosto anziani rispetto ai colleghi europei, per cui proteggendoli otteniamo due risultati: li tuteliamo come professionisti e come persone». 

Allora si potrebbe fare lo stesso discorso per altre categorie professionali che hanno a che fare con il pubblico.
«Certo. Però di fatto proteggere chi lavora negli ospedali è doppiamente prezioso, salviamo la loro salute ma anche quella dei pazienti. Non dimentichiamo che, nel momento in cui aumentano i contagi tra medici e infermieri, i reparti si ritrovano sguarniti, non si possono assistere le persone, non ci si può occupare delle patologie. Questa categoria di lavoratori ha una priorità assoluta sugli altri. E poi, anche il personale esposto intensamente al pubblico non è sottoposto di certo ad un rischio comparabile a quello di chi deve curare i pazienti». 

Per questo inverno pensa che sarà possibile fare il vaccino contro l’influenza contestualmente a quello anticovid?
«Su questo aspetto si stanno continuando a raccogliere informazioni. È presumibile che possa essere fatto nello stesso momento, così come avviene già con quello contro l’influenza e l’antipneumococcico. Però prima di autorizzarlo in maniera convinta bisogna ancora aspettare qualche valutazione. Dobbiamo essere assolutamente certi che non ci siano controindicazioni». 

Nonostante la vaccinazione anticovid e l’uso delle mascherine, influenza e polmoniti sono ancora possibili?
«Certamente. Ricordiamo che la polmonite è semplicemente la localizzazione ai polmoni di un’infezione causata da batteri e da virus, non soltanto dal Sars Cov 2. La polmonite pneumococcica, in particolare, ogni anno colpisce in modo serio tantissimi anziani e bambini». 

A proposito dei più piccoli, da quando sarà possibile proteggerli dal covid col vaccino?
«Un vaccino anticovid per gli under 12 lo aspettiamo con ansia, perché significherebbe effettivamente dare il colpo di grazia al virus. Chiaramente, per procedere ad una vaccinazione dei bambini, dobbiamo raggiungere evidenze scientifiche. I risultati che abbiamo ora sono molto confortanti, però è bene averli su numeri molto più alti». 

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Intanto, cominciano a registrarsi nuovi contagi nelle scuole. 
«Che aumentassero i casi positivi nelle scuole lo si sapeva già da tempo, perché non tutti gli studenti oltre i 12 anni sono vaccinati e quelli al di sotto dei 12 non hanno ancora un vaccino disponibile. A ciò si aggiunga poi il fatto che, nonostante tutte le cautele, gli studenti vanno a scuola con mezzi pubblici affollati. Sono passati due anni da quando diciamo che autobus e treni locali non sono ancora messi in sicurezza. Ma siamo ancora al punto di partenza». 

Ci aspetta un altro anno di incertezza?
«Se continuiamo a rispettare tutte le misure di sicurezza, potremo vedere un po’ di luce nella primavera del 2022. Però questo non risolve il problema a livello pandemico, perché se andiamo di questo passo tutte le persone nel mondo le vaccineremo alla fine del 2023».

 

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