Terza dose, avviso con un sms per la prenotazione. Un sanitario su due è senza

Picchi in Veneto e Puglia: oltre il 60% di renitenti. Incide la non obbligatorietà

Terza dose, avviso con un sms per la prenotazione. Un sanitario su due è senza
di Mauro Evangelisti
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Martedì 9 Novembre 2021, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 08:32

Nuova spinta alle terze dosi: ecco gli alert via Sms e nuove classi di età coinvolte. Ma abbiamo un problema: il rinnovo della protezione degli operatori sanitari va a rilento. Se entriamo in un ospedale o in uno studio medico è molto probabile che un dottore o un infermiere su due abbiano uno scudo debole contro l'infezione da Covid. Sono stati vaccinati, sia chiaro. Per gli operatori sanitari c'è l'obbligo. Ma almeno la metà di loro non ha ancora ricevuto la terza dose (che è su base volontaria). Ed è trascorso più di un mese dall'avvio della campagna di somministrazione della dose di rinforzo. Come dimostrano diversi studi ma anche i risultati dal mondo reale (Regno Unito, Israele e Singapore solo per citare tre casi) a 180 giorni dalla seconda iniezione c'è una sostanziale diminuzione della protezione dall'infezione. Non è rassicurante, medici e infermieri lavorano in prima linea, a contatto con pazienti anche fragili.

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I tempi

I primi camici bianchi ricevettero la prima dose di Pfizer il 27 dicembre 2020, la maggior parte ha completato il ciclo vaccinale nei primi quattro mesi del 2021. La copertura più protettiva è scemata, e dunque è urgente correre con le terze dosi, come ha ribadito anche ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, parlando di tutta la popolazione, visto che nelle prossime ore si aprirà al richiamo anche della fascia di età 50-59 anni. Per medici e infermieri non ci sono distinzioni anagrafiche, ma i dati che arrivano dalle Regioni non sono incoraggianti. Veneto: 31,2 per cento. Emilia-Romagna e Puglia percentuali simili. Campania e Lazio ballano attorno al 50 per cento. Le medie sono queste ovunque e, anche se non esistono dati ufficiali omogenei su tutta l'Italia, si può dire che solo la metà degli operatori sanitari ha ricevuto la terza iniezione di rinforzo. Ci sono altri fattori a confermare il fatto che i camici bianchi sono meno protetti: la curva dei contagi in questa categoria sta salendo.

Si dirà: succede per la popolazione italiana in generale. Ma c'è una differenza. Medici e infermieri, salvo rare eccezioni, sono tutti vaccinati con la doppia dose visto che c'è obbligo, il resto della popolazione no. Tra l'altro, è triste annotarlo, tra settembre e ottobre, ci sono stati anche alcuni decessi tra medici e infermieri contagiati dal Covid, vaccinati tra gennaio e febbraio, quindi otto-nove mesi prima, che non avevano avuto il tempo di ricevere la terza iniezione. Secondo il dottor Carlo Palermo, segretario di Anaao Assomed (associazione dei medici dirigenti) non c'è un rifiuto della terza dose: «Penso siano tempi tecnici, ma vedrete che prima o poi la riceveranno quasi tutti. Vero è che su base volontaria, però c'è una ragione scientifica: c'è la coscienza diffusa che è necessario proteggersi e proteggere i pazienti. Non possiamo permetterci di avere dei sanitari malati, sia per la loro salute, sia per non lasciare i reparti sguarniti».

L'accelerazione per le terze dosi

Alla luce dell'aumento dei nuovi casi positivi (ieri 4.197) e dei ricoveri (ieri +164) ora il Ministero della Salute vuole accelerare sulla campagna delle terze dosi per tutti. Alle Regioni viene chiesto di diffondere la chiamata pro-attiva, con Sms, a coloro a cui è raccomandata la terza dose, come già fanno alcune Regioni, ad esempio Lazio ed Emilia-Romagna; si apre a classi di età più basse (cinquantenni), si chiede di mantenere funzionanti gli hub ed esserne pronti a riattivarne altri se dovesse servire (ad oggi non c'è questa necessità); ci sarà maggiore coinvolgimento dei medici di base (su questo ieri è stato siglato un accordo tra Regione Puglia e categoria). Sul tavolo la proposta del Lazio che chiede di fare comparire il colore giallo, quando chi mostra il Qr-code è un cittadino che ha ricevuto la seconda dose più di sei mesi prima e quindi, per proteggersi, dovrebbe ricevere la terza. Dice il ministro della Salute, Roberto Speranza: «La comunità scientifica ci dice che dopo 6 mesi c'è un calo di protezione da parte dei vaccini e noi ci impegniamo sulla terza dose. Anche con i vaccini agli under 12 guida la scienza». Aggiunge il generale Francesco Figliuolo (commissario per l'emergenza): «Spero possa essere un buon Natale. Se proseguiamo su questa strada, incentivando ulteriormente le terze dosi, saremo in grado di contrastare questa quarta ondata. Il sistema tiene. E continuo a pensare che la migliore arma sia la persuasione».

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