Terza dose a rilento, l’ha fatta solo uno su 4. D'Amato: «Da gennaio per tutti»

Risposta insufficiente da over 60, fragili e sanitari. Nei frigo ferme 10 milioni di fiale

Terza dose a rilento, l’ha fatta solo uno su 4. «Da gennaio per tutti»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 26 Ottobre 2021, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 09:04

Nel giro di una settimana uscirà una circolare del Ministero della Salute che consentirà di ricevere il richiamo a coloro che sono stati immunizzati con il vaccino Johnson&Johnson che prevedeva solo una iniezione. Allo stesso tempo, la campagna delle terze dosi sta andando a rilento e l’assessore laziale alla Salute, Alessio D’Amato, gioca d’anticipo: apriamola a tutti, non aspettiamo. Il governo per ora è più prudente e ipotizza un allargamento della platea solo a gennaio.

In Italia oggi non ci sono lunghe code nei centri vaccinali per le terze dosi. Chi rientra nelle categorie a cui il Ministero della Salute raccomanda il booster - over 60, operatori sanitari e fragili - se si prenota, trova posto immediatamente. In questo modo, però, l’Italia ha 10 milioni di dosi di vaccini, soprattutto Pfizer e Moderna, ferme nei frigoriferi.

Come mai? Sono sempre meno i non immunizzati che si convincono a vaccinarsi, nell’ultima settimana le prime dosi somministrate ogni giorno oscillano tra le 20 e le 35mila, una goccia nell’Oceano.

Allo stesso modo si viaggia a circa 30mila terze dosi giornaliere, con appena il 25 per cento del totale della platea che ha ricevuto il rinforzo, percentuale che scende sotto il 15 per cento se si considera gli ultra ottantenni. Ha senso tenere ferme 10 milioni di dosi nei frigoriferi mentre tra prime, seconde e terze dosi si viaggia ad appena 70-80mila somministrazioni giornaliere? Non avrebbe più senso abbassare il limite di età? L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, propone: «Apriamo subito l’opzione di ricevere la terza dose a tutti, senza limiti di età, purché siano trascorsi almeno sei mesi dalla seconda dose. Aspettare non ci aiuta, noi dobbiamo lavorare per limitare la circolazione del virus».

 

ATTESA

Su questo ieri si è sbilanciato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che ha spiegato: «Verosimilmente la terza dose sarà necessaria per tutti» e con precedenza a chi ha fatto il vaccino Johnson&Johnson «che avrà bisogno di un richiamo a tempi brevi. Ma entro l’anno si procederà a somministrare la terza dose per anziani e personale sanitario». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è più prudente, e invita solo gli over 60 a prenotare la terza dose. Va anche detto che non solo in Italia, ma in tutto il mondo, gli scienziati sono divisi sull’opportunità di una terza dose a tutti e non solo alle categorie più a rischio. Ciò che è certo è che comunque ci sarà la seconda dose per coloro che sono stati vaccinati con Johnson&Johnson. E molto probabilmente si punterà sulla formula eterologa, prevedendo per il richiamo un vaccino mRna (Pfizer o Moderna).

Ieri Johnson&Johnson ha diffuso una nota che ribadisce gli ottimi risultati della sperimentazione con una dose di richiamo effettuata con lo stesso vaccino della casa farmaceutica americana. L’orientamento italiano, però, è quello di puntare sul mix. La Commissione tecnico scientifica di Aifa, l’agenzia del farmaco, domani si riunirà per rispondere alla richiesta del Ministero della Salute di un parere sul richiamo di J&J: la nuova dose sarà considerata, come «completamento del ciclo vaccinale», alla stregua di quanto deciso in America da Fda che ha raccomandato una seconda iniezione, dopo due mesi, per tutti gli over 18 immunizzati con Johnson&Johnson. In Italia questo provvedimento interesserà 1,5 milioni di persone vaccinate con il “monodose”. Sempre Aifa dovrà recepire il parere dell’Ema favorevole alla terza dose di Moderna.

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Ad oggi, l’unico vaccino autorizzato per il booster è Pfizer, ma questa apertura a Moderna amplierà la scelta, fermo restando che anche coloro che erano stati immunizzati con AstraZeneca (vaccino a vettore virale) riceveranno il rinforzo con un vaccino a mRna. La necessità di accelerare, rispetto all’attuale prudenza sulle terze dosi, è determinata anche dai dati.

«Stiamo vedendo nell’esperienza quotidiana - spiega il dotto Enrico Di Rosa, dirigente dell’Asl Roma 1 che sta seguendo in prima linea la campagna vaccinale - un progressivo decadimento della protezione dall’infezione nei vaccinati di gennaio e febbraio. Per fortuna l’efficacia è ancora forte contro i casi gravi, ma si attenua sulle infezioni. Sarebbe utile lanciare messaggi chiari perché con la terza dose potremo arginare l’aumento dei casi in vista dell’inverno». Ieri l’Italia è tornata sopra i 4mila nuovi casi positivi, c’è un leggero aumento anche dei ricoveri. L’inverno sta arrivando e anche se probabilmente sarà meno drammatico di quello precedente, vale la pena alzare le barriere difensive per tempo.

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