Guardare il telefono da appena svegli: gli effetti sul cervello. Il neurologo: «Aumentano ansia e stress»

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Venerdì 20 Gennaio 2023, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 21:01

«Usare il telefono da appena svegli ha conseguenze sul nostro organismo. Equivale a sommergere il cervello di informazioni facendolo correre di prima mattina dietro ispirazioni banali o drammatiche che generano ansia e tecnostress». Il professore Piero Barbanti, neurologo dell'Irccs-Università San Raffaele di Roma, mette in guardia sull'uso smodato dello smartphone durante i primi minuti che seguono la sveglia.

A chi non è capitato del resto di aprire gli occhi in piena notte e non resistere alla tentazione di allungare il proprio braccio verso il comodino, fare un check della tendina delle notifiche e rimanere incollato alla luce del proprio dispositivo? Si tratta di un'abitudine che, secondo i dati IDC, riguarda due terzi degli utenti di tutto il mondo. Una vero e proprio automatismo da nomofobia (paura di rimanere senza telefono) che spinge il 75% degli under 35 a portare lo smartphone ogni sera fin dentro il proprio letto. Non senza conseguenze sul medio e lungo termine.

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Gradualità


Il nostro organismo infatti - spiega Barbanti - necessita di gradualità al mattino, non tanto nell'esposizione alla luce, anzi in grado aiutare a regolare il ritmo sonno-veglia, ma piuttosto per i suoi meccanismi cerebrali. Immaginiamo per un attimo il funzionamento del nostro cervello come la riproduzione di una musica, lenta nel corso della notte, che arriva progressivamente a ritmarsi di tip tap durante il giorno. L'utilizzo interattivo del telefono entro i primi 30 minuti dal risveglio sarebbe rappresentato, tra le onde sinusoidali dell'elettroencefalogramma, come uno stonato colpo di clacson, pronto a stordire a suon di messaggi e interazioni.

«La stimolazione cognitiva ed emotiva data dallo smartphone spiega Barbanti - rappresenta un interruttore che spegne e riaccende il cervello in modo più rapido del previsto, alterandone i bioritmi e aumentando la produzione di cortisolo, l'ormone dello stress». «Il rischio aggiunge - è quello di avvertire durante la giornata tensione emotiva, irritabilità, apprensività e mal di testa, per non parlare delle potenziali conseguenze a medio e lungo termine come complicazioni cardiocircolatorie e metaboliche».

Un discorso che non vale proprio per tutte le attività da mobile: fanno eccezione le conversazioni telefoniche e la lettura di storie o notizie che, non richiedendo un elevato grado di interattività, possono essere svolte anche prima della completa sincronizzazione con i ritmi della vita quotidiana. Ma non solo dopo la sveglia, l'utilizzo dello smartphone può compromettere la qualità del sonno anche, e soprattutto, la sera. «Durante l'addormentamento la luce del telefono con una potenza media di 40 lux, paragonabile a quella di 30 lune piene, blocca la produzione di melatonina. Quindi, anche se ci sentiamo sonnolenti è come se venisse a mancare il direttore dell'orchestra del nostro sonno». In questo caso il consiglio del neurologo è quello di lasciare lo smartphone fuori dalla stanza da letto e di non utilizzarlo a partire da un'ora prima dell'addormentamento.

 

Fomo, la paura di essere tagliati fuori 


Il vero nemico del buon riposo nel nuovo millennio sembra essere così la ormai celebre Fomo, acronimo per l'espressione inglese fear of missing out, ovvero: la paura di essere tagliati fuori. Una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere sempre connessi con le altre persone, e dalla paura di essere esclusi. Secondo uno studio del 2021 guidato dall'università di Vienna, infatti, il 67,8% dei giovani dipendenti da smartphone dichiara di avere problemi di qualità del sonno. «L'idea sbagliata nella mancata rinuncia allo smartphone - spiega Barbanti - è quella di perdere un'opportunità, o che, se c'è qualcosa di pericoloso, non potrà essere avvertito in tempo. Quando non ci accorgiamo che, in realtà, la vita là fuori scorre lenta, come un valzer, anche senza di noi».

 

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