Regioni senza medici, li cercano in Sudamerica. La Calabria ha già iniziato ad assumere dottori cubani

Sulla stessa linea Puglia e Sicilia ma insorgono l’Ordine e i sindacati

Regioni senza medici, li cercano in Sudamerica. La Calabria ha già iniziato ad assumere dottori cubani
di Graziella Melina
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Domenica 18 Settembre 2022, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 09:31

«Prima di assumere medici stranieri, meglio incentivare quelli italiani». La decisione di diverse Regioni di ricorrere a professionisti extracomunitari pur di riuscire a fornire i servizi di cura negli ospedali, i medici non l’hanno presa bene. La scelta del presidente della Calabria, Roberto Occhiuto di assumere 500 medici cubani tramite una società di servizi locali era suonata come un affronto. Nel frattempo, anche la Puglia stava già pensando di rivolgersi alla vicina Albania, mentre la Sicilia aveva ipotizzato di far ricorso a medici argentini. Del resto, la carenza di operatori sanitari italiani è nota. Secondo le stime di Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, in particolare, al Sud ne servirebbero circa duemila per ogni Regione: in Puglia circa 2mila-2400 medici, in Calabria circa 2150, in Sicilia 2500-2800. Il 70 per cento nelle aree di emergenza, il resto in tutti gli altri reparti.

IL RICORSO

Di medici nostrani disponibili, in realtà, ce ne sarebbero. Se non fosse che gli stipendi non allettanti e il luogo di lavoro, spesso in aree lontane dai centri, ha convinto molti professionisti a disertare i bandi. E così, di fronte alle decisioni delle Regioni, i medici italiani hanno iniziato ad alzare la voce. Mentre la Cimo Fesmed ha fatto ricorso al Tar, l’Omceo di Palermo ha denunciato l’iter di assunzione degli stranieri che rischia di scavalcare «ogni regola ordinaria e straordinaria in tema di assunzioni in sanità». Il punto è che durante l’emergenza Covid, le regioni avevano ottenuto per legge la possibilità di ricorrere a personale medico anche straniero.

Ma continuano a farlo anche ora. Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ha deciso così di scrivere una nota al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La richiesta è chiara: «chiediamo di rivedere la normativa che è stata prorogata sino al 31 dicembre 2023 – spiega Anelli - che mette a rischio un sistema di controlli e di garanzia per la sicurezza delle cure e per la qualità dell’assistenza». In effetti, il rischio è che senza adeguate verifiche sulla formazione dei medici stranieri, i pazienti potrebbero non ricevere cure e diagnosi adeguati. «I titoli di studio vanno rigorosamente verificati per poter esercitare la professione in Italia – prosegue Anelli - evitando il pericolo di sfociare nell’esercizio abusivo. Non dimentichiamo che la conoscenza adeguata della lingua italiana, nel campo dell’emergenza sanitaria, è di importanza fondamentale».

LA LETTERA

Per il momento, alla lettera della Fnomceo non ha ancora risposto nessuno. Ma le Regioni sembrano comunque aver cambiato idea, almeno in parte. «In Puglia l’ipotesi è stata paventata ma non si è più concretizzata – spiega il segretario dell’Anaao Assomed Pierino Di Silverio - in Sicilia per il momento il bando è stato bloccato. In Calabria, i medici cubani individuati sono per ora solo 84». Eppure, per evitare di chiudere reparti o non usare macchinari diagnostici per mancanza di medici e infermieri di proposte ne sono sul campo diverse. «Bisognerebbe assegnare ai luoghi dove c’è più carenza di medici ma anche di infermieri, incentivi economici a punteggio - spiega Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma - se vado a fare il primario in un posto dove i medici non vogliono andare, devo avere assegnato un punteggio più alto». Il problema intanto resta, ed è drammatico. «Le Regioni hanno cominciato ad assumere attraverso cooperative – ricorda Di Silverio – questa soluzione costa di meno e il medico arriva a guadagnare di più».

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