I pronto soccorso sono l'imbuto infernale in cui le attese sono eterne, gli anziani restano nelle barelle anche per giorni, i medici fuggono (o vanno a lavorare a gettone dove pagano meglio). Il sistema sta implodendo in tutte le Regioni, sia pure con gradazione di gravità differente. Dice il ministro della Salute, Orazio Schillaci: «Oggi dal 60 all'80 per cento di coloro che vanno in pronto soccorso, vi si recano in modo inappropriato. Per evitarlo, dobbiamo offrire una sanità territoriale, come emerso in pandemia. Stiamo lavorando su questo, anche con i fondi del Pnrr che dobbiamo utilizzare in modo corretto. Ma la vera trasformazione sarà la digitalizzazione della sanità, che ci permetterà anche di superare le tante disuguaglianze che ci sono oggi nel servizio sanitario». Al Ministero della Salute c'è un tavolo insediato che sta lavorando per la riforma.
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Ma l'affollamento infernale ha un effetto collaterale: in 3 anni negli ospedali italiani ci sono stati 5.000 episodi di aggressione e, molto di frequente, sono stati nei pronto soccorso, visto che è la prima linea.
IL FRONTE
Tra chi lavora nei pronto soccorso, però, c'è chi avverte: giusto offrire alternative sul territorio, ma non facciamo finta di non vedere l'elefante nella stanza. Oggi i pazienti, soprattutto i più anziani, restano spesso bloccati nei pronto soccorso per giorni perché non ci sono posti letto disponibili per i ricoveri. Massimo Magnanti è primario di un Dea di un grande ospedale romano, il San Filippo Neri, ma da anni è anche il leader di Spes, il sindacato dei professionisti dell'emergenza sanitaria. Racconta: «Andiamo a rivedere i numeri. In Italia tra il 1996 e il 2019 i posti letto sono stati dimezzati a causa dei tagli, sono 160mila in meno. In sintesi: oggi sono 189.826, un letto ogni 314 abitanti; nel 1996 erano 347.297, uno ogni 163 abitanti. Tutto questo è avvenuto con il numero di abitanti che è aumentato e, soprattutto, con l'età media della popolazione che è più alta, e dunque ci sono più patologie che giustificano il ricorso all'ospedale. Giusto potenziare la sanità sul territorio, ma è necessario anche avvicinarsi ai numeri degli altri Paesi per i posti letto. La Francia ha il doppio di letti dell'Italia, la Germania il triplo. Il Regno Unito ha programmato un incremento di oltre 20mila letti».
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